I Ds puntano i piedi sui Pacs, Ferrante più «solo»

Dalla coalizione l’idea di un ufficio contro le discriminazioni. L’Arcigay: «Questo è un passo in avanti verso la modernità»

Gianandrea Zagato

«Il registro delle unioni civili è priorità». Pausa. «Bruno Ferrante non è di quest’opinione ma in Comune troveremo comunque quella convergenza necessaria per sconfiggere ogni discriminazione». Pierfrancesco Majorino garantisce che, quindi, in caso di vittoria, l’Ulivo darà corpo e sostanza a quelle quattro righe del programma elettorale dell’aspirante sindaco del centrosinistra. Quel paragrafo inserito dall’ex prefetto esclusivamente per «coerenza» con «i contenuti del programma nazionale dell’Unione».
Uscita del segretario cittadino ds e capolista dell’Ulivo che dà il via libera a quella sorta di Pacs locali per cui tutte le coppie di fatto, anche omosessuali, si riconoscono diritti di accesso ai servizi comunali uguali a quelli dei coniugi. Uscita, quella di Majorino, che segue il diktat già imposto all’ex inquilino della Prefettura dalla Rosa nel Pugno - «sì al registro e nei primi cento giorni di governo, grazie ad una delibera ad hoc» sostiene Roberto Biscardini - e che dà l’ennesima prova di quanto sia incerto e malmesso questo centrosinistra.
Fotografia nuda e cruda della coalizione che, garantisce sempre Majorino, vuol pure dare vita all’«ufficio comunale contro le discriminazioni al genere sessuale»: spazio che, parola dell’Arcigay, è «un passo avanti significativo verso gli standard di una moderna società». «A quelle quattro righe del programma di governo di Ferrante abbiamo lavorato quasi dieci mesi» chiosa Aurelio Mancuso, presidente Arcigay: «Messo nero su bianco da omosessuali e lesbiche e sottoscritto da tutti, ripeto tutti, i partiti del centrosinistra. Che, naturalmente, vogliamo far vivere concretamente, anche facendo battaglia a Palazzo Marino».
Ma la Margherita non accetta questa chiamata in correità né dei Ds né dei supporter di categoria e tenta una timida difesa contro chi vuol governare a colpi di ultimatum: «Il registro dei Pacs non è una priorità di governo. Lo ribadiamo alle forze della coalizione e in coerenza col programma elettorale offerto ai milanesi. Ci sono ben altre e più urgenti priorità da affrontare che il registro delle coppie di fatto. Majorino ha però ragione quando sostiene che nell’aula di Palazzo Marino non ci sono vincoli di maggioranza, che ogni consigliere può dunque votare secondo coscienza» fa sapere Andrea Fanzago, capolista con Adamo e Majorino del listone ulivista. Dichiarazione, diciamo, equilibrista perché tenta di non scontentare nessuno senza quindi garantire che alle parole seguano i fatti.
Valutazione che è una crepa, l’ennesima della coalizione rimasta aperta nonostante si sia tentato di superarla richiamandosi all’intesa romana, «nessuna omologazione delle coppie di fatto alle famiglie» osserva Franco Mirabelli, segretario provinciale Ds. E se l’ex prefetto preferisce sottolineare «la grande attenzione nei confronti della famiglia» che ci sarebbe in quelle trentanove paginette del suo programma, l’Arcigay avverte che il voto non è così scontato: «Non basta avere un omosessuale in lista per sostenere di rappresentare i nostri diritti. È solo una foglia di fico».

Dal quartier generale di Ferrante non c’è replica e se ci fosse, be’ sarebbe la solita nota che vagheggia di «sensibilità diverse». Tutto bene se non ci fosse però un dettaglio: quel virgolettato diessino secondo cui «il registro delle coppie di fatto è una priorità di governo». Certezza che per l’ex prefetto vale come una condanna.

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