Sono ormai allo stremo e con pochissima attrezzatura. Oggi Simon Kehrer e Walter Nones dovrebbero essere recuperati da un elicottero a seimila metri di quota, dopo nove giorni e otto notti passati in parete dopo la morte del capospedizione Karl Unterkircher, inghiottito da un crepaccio.
«Abbiamo soltanto due viti da ghiaccio e due chiodi. Ci è rimasta solo questa attrezzatura, e dobbiamo cercare soprattutto di risparmiarla». Sono state queste parole, dette da Nones ai soccorritori a far prendere la decisione, dopo unaltra giornata trascorsa in attesa di una schiarita della bufera che da 48 ore imperversa sul Nanga Parbat, rendendo la discesa degli alpinisti unodissea. «È la soluzione più ragionevole», dice il capo dei soccorritori, Agostino Da Polenza. In unaltra drammatica telefonata Nones aveva dato un quadro esauriente della situazione: «Siamo su per la normale di Bhul ma cè un nebbione, credo a 6.600 metri. Siamo venuti giù sulla cresta finché potevamo poi abbiamo dovuto fermarci perché non si vedeva niente. Adesso qui ci sarà la forcella dove dobbiamo girare giù, ma non vediamo niente, non possiamo proseguire».
A indicare agli elicotteri la strada da seguire per raggiungere Simon e Walter sarà il Gps di Keherer, lasciato a valle per alleggerire il più possibile il carico prima della fase finale dellascensione, interrotta dalla scomparsa di Unterkircher.
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