I due fratelli-coltelli che fingono la pace

«Caro Massimo, se ho sbagliato in questa vicenda l’ho fatto per troppo amore verso la Puglia. Tu per me sei sempre stato un punto di riferimento». Nichi ha sbancato le primarie da single. Ma alle «secondarie», come dice lui, vuole arrivarci in coppia con D’Alema. Eppoi, tra compagni si fa presto a fare pace, ché tra due mesi in Puglia ci sono le elezioni. Perciò affida una videolettera d’amore alla Rete: «Non ho intenzione di rinunciare alla stima e all’affetto che provo nei tuoi confronti, anche quando le tue parole mi hanno raggiunto come pietre in faccia».
Ecco, sotto il trucco dell’Infedele si vedono ancora i lividi. Basta riavvolgere il nastro. Subito dopo l’assemblea regionale del Pd (16 gennaio) all’hotel Sheraton di Bari, dove il navigato D’Alema riuscì a sputtanarlo davanti a tutti: «Nichi ha pensato di affrontare la politica attraverso scorciatoie, come dire, private. Promuovendo nella sua giunta un consigliere uscito dai democratici per entrare, appunto, nell’Udc». E ancora: «Sappiamo che nel luglio scorso Nichi discusse personalmente, anzi segretamente con Casini che si trovava qui in vacanza ai laghi Alimini...». In ogni liaison che si rispetti, in effetti, non può mancare l’altro. Botta, risposta. Ecco Vendola: «Ma davvero D’Alema dice queste cose su di me? Con quel tono? Incredibile la sua violenza verbale. La trovo inaccettabile, volgare, mortificante». E prima, l’intervista del governatore proletario al Corsera, 7 gennaio: «Il mio rapporto con D’Alema si è lesionato. Mi ha molto ferito sentirmi dare del rompicoglioni». Allora il poeta faceva a meno del romanticismo. Se qualcuno evocava l’ex presidente del Consiglio, lui replicava piccato: «Mi chiede di fare un passo indietro? Quello che chiedo io alle caste, a tutte le caste della malapolitica...». Al Chiambretti Night, un mesetto addietro, era stato più sintetico nel sibilare tagliente: «D’Alema è intelligente ma gelido e non capisce dove batte il cuore popolare».
Baffino, se è per questo, contro Vendola in questi mesi è andato giù col badile. A cominciare dall’aprile scorso, vigilia delle Europee. D’Alema si mise già di traverso: «Trovo discutibile che il governatore si candidi. Se lui aspira ad andare a Strasburgo o a Bruxelles, aprirebbe un problema». Già, esattamente il patatrac scoppiato otto mesi dopo. Vendola non molla, vuole ancora la poltrona più importante. D’Alema vorrebbe tagliarlo fuori dalla corsa, troppi guai dall’amministrazione degli scandali. Ci prova prima con il jolly Michele Emiliano, poi cala Boccia. Un due di picche. Insomma, ’ste primarie non s’avevano da fare. Perché per Massimo la sconfitta è umiliante.

S’era sfogato: «E pensare che Nichi lo consideravo un fratello minore. Non lo riconosco più, maleducato».
E oggi i fratelli coltelli fanno finta di nulla e si riabbracciano. Come due pugili a fine ripresa. Presto, ci contiamo, risentiremo suonare il gong.

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