nostro inviato a Silverstone
Comunque vada a finire, tutti perdenti. La Ferrari fortino gruviera pieno di segreti miliardari che si possono trafugare a carriolate. La McLaren che scopre solo all’ultimo un proprio tecnico insoddisfatto con le dita spellate a furia di far fotocopie dei suddetti segreti ferraristi. La Honda, colosso nipponico non nuovo a scandalucci a trecento all’ora (nel 2005 i commissari di Imola scoprirono un doppio serbatoio di carburante nella macchina capace di regalare più giri al team), costretta a intonare un triste e tardivo outing confessando che ebbene sì, quello Stepney della Rossa e quel Coughlan delle frecce d’argento «un giorno di giugno si sono presentati da noi per offrirsi di lavorare con il nostro team».La confessione Honda - Ma guarda un po’, che coincidenza: un dipendente della Ferrari e uno della McLaren, entrambi uomini di vertice (il primo braccio destro dell’ex direttore tecnico del Cavallino Ross Brawn, il secondo capo progettista del team inglese) chiedono appuntamento, vengono ricevuti assieme e nessuno, tanto meno il team manager hondifero Nick Fry, pensa che qualcosa di storto ci sia? Di più: a nessuno si palesa il pensiero di avvisare monsieur Jean Todt omister Ron Dennis? «Nick Fry ha informato sia Todt che Dennis» si leggerà nel comunicato-outing rilasciato ieri sera dalla Honda, ma fa acqua da tutte le parti.
Pochi minuti dopo, infatti, ecco aprirsi una porticina dell’ufficio comunicazione della Ferrari, e spuntare il responsabile Luca Colajanni: «Volete sapere quando la Honda ci ha informato di questo incontro fra Nick Fry, Nigel Stepney e Mike Coughlan? Stamattina! Avremmo molte cose da dire che però non possono essere dette in questo momento... ». La Honda, nel suo annuncio, aveva sottolineato anche che «Stepney e Coughlan si erano incontrati con il nostro team manager per verificare eventuali opportunità di lavoro... in quell’occasione non fu offerta, né ricevuta alcuna informazione confidenziale».
La talpa - La Ferrari deve ora studiare il da farsi. È difficile però pensare che Coughlan, nei due mesi in cui il dossier è rimasto a casa sua, non abbia travasato qualche dato nel suo team. Difficile crederlo anche nell’ipotesi che il piano suo e di Stepney fosse solo quello di offrirsi, chiavi in mano, alla Honda; fra l’altro, sembra che il pacchetto proposto alla Honda comprendesse, oltre ai due tecnici ora nell’occhio del ciclone e le 700 pagine di dossier, anche l’indicazione di quattro ingegneri, due per team, da corteggiare in Ferrari eMcLaren.
Questa ricostruzione vedrebbe dunque alleggerirsi la posizione della McLaren da presunta colpevole a quasi “alleata” della Ferrari. Ron Dennis, ieri, prima che la Honda uscisse allo scoperto, aveva infatti annunciato che un terzo team era coinvolto, che la mattina stessa lui, Todt e il terzo manager si erano incontrati: «La prima cosa che ho fatto, quando ho scoperto tutto, è stata telefonare a Todt, poi al presidente della Fia Mosley... e iniziare a collaborare con la Ferrari... siamo stati sommersi dal fango,ma la verità sta venendo fuori». Tanto più che una figura di spicco della squadra, saputo del dossier, avrebbe invitato Coughlan a disfarsene.
Questo, mentre sembra accertato che «la terza parte estranea al mondo della F1» – così l’ha definita la Ferrari – che nelle settimane scorse aveva informato Maranello, sia stata messa in allarme dopo aver visto, il primo maggio scorso, giorno di test a Barcellona, l’ex tecnico della Rossa e Coughlan a pranzo assieme al porto olimpico, presi a parlare fitto. Dopo aver saputo del tentativo di sabotaggio, questa persona avrebbe fatto due più due avvisando la Ferrari.
La Fia: rischiano anche i piloti Intanto, la Federazione dell’auto fa sapere che i tempi per giungere alla conclusione dell’indagine saranno brevi: «Non sappiamo se entro luglio,ma di certo prima della conclusione del mondiale». In controtendenza rispetto a Bernie Ecclestone che aveva previsto sanzioni solo per i team e non per i piloti, la Fia ha precisato che «tutto può accadere in entrambe le classifiche». Alonso e Briatore – Poco prima che la Honda uscisse allo scoperto, Fernando Alonso, quasi avesse letto la sfera di cristallo, aveva detto: «Questa vicenda non condizionerà la nostra competitività, anche perché, da quel che so, sia la McLaren che la Ferrari dovrebbero essere a posto...».
Nel paddock accanto, intanto, il suo ex boss, Flavio Briatore, svelava l’arcano: «Ormai un ingegnere, se vuole, può carpire informazioni al proprio team anche da casa. Tutto sta ad avere i sistemi di controllo che glielo impediscano. Noi li abbiamo. Penso anche gli atri... Forse».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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