I due italiani scomparsi in Ecuador cercavano le magie degli sciamani

Andrea Acquarone

da Milano

La vacanza delle vacanze. Non a Rimini, o in qualche altra fabbrica del «divertimentificio». No, volevano l’avventura, la scoperta. Ai limiti della ragione. Cercavano la loro Ixtlan, i misteri del sapere, della vita e delle cose.
Impiegò dieci anni e tre libri Carlos Castaneda per raccontare le magie e le ombre invisibili dello sciamano don Juan; loro speravano di scoprire l’ignoto in venti giorni.
Erano partiti per l'Ecuador il 29 luglio e sarebbero dovuti ritornare più di dieci giorni fa. Sono spariti. Volatilizzati in quella giungla amazzonica dove avevano seguito un «maestro». Un italiano che su Internet si fa chiamare Francesco Tsunki de Giorgio e spiega di essere un uwishìn (sciamano e curandero). «Gli spiriti mi chiamarono quando ero molto piccolo... », si legge nella sua biografia sul sito «Il tamburo dello sciamano».
Denis Tronchin, ventinovenne grafico pubblicitario di Gardigiano di Scorzè (Venezia), e l'amico Emiliano Eva, 28 anni, milanese residente a Berlino, dove fa il compositore musicale, lo hanno incontrato in Ecuador. Probabilmente dopo essersi messi in contatto con lui dall’Italia. Poi il viaggio verso la foresta. Da questo momento si perdono le notizie. Lo sciamano italico è tornato, loro no.
Sono stati alcuni amici a dare l'allarme. Con un’e-mail datata 30 agosto. «Quest'estate un amico ha deciso di partire per l'Ecuador per conoscere il popolo indios e i loro costumi. Si chiama Denis Tronchin, ma a volte si fa chiamare Pablo, ed è arrivato a Quito il 27 luglio 2006 in compagnia di un altro ragazzo italiano che si chiama Emiliano Eva. Dal 6 agosto non abbiamo più loro notizie: sappiamo solo che sono andati insieme ad altri italiani in una zona interna della foresta amazzonica alcuni giorni prima e da lì, il giorno 6 agosto alle 4 di mattina, Denis e Emiliano hanno preso una barca verso Puyo (Pastaza), facendo un tratto di strada sterrata a piedi. Da Puyo dovevano prendere un bus che li portasse a Guayquil, dove una ragazza (conosciuta in aereo) li doveva ospitare».
In Italia le famiglie respirano giornate d’angoscia. Il ministero degli Esteri si è messo in moto, allertando la polizia locale. Finora nulla.
«Attendiamo notizie e spero tanto che giungano presto dalla Farnesina e che siano buone», spiega angosciato Francesco Tronchin, padre di Denis. I contatti con il ministero degli Esteri li tiene la famiglia di Eva: «Sarebbe dispersivo - prosegue l’uomo - agire in due, sentirò la famiglia di Emiliano per sapere se ci sono novità. Ciò che sappiamo sono le notizie dei compagni di viaggio. Poi si possono fare solo congetture».
«Denis con noi - dice il Francesco Tronchin - non si è mai fatto vivo, il cellulare lo ha lasciato a casa, perché "tanto lì non prende", si era giustificato. Tra le ultime cose che ci ha detto prima di partire la data del ritorno: «Arrivo il 21 di agosto in stazione a Mestre. Vi chiamo così mi venite a prendere». Ma quella telefonata non è mai arrivata.
Lidia Pezzoni, mamma di Emiliano Eva tenta di mostrarsi fiduciosa. «Sono ragazzi normali, erano andati per fare un giro in Ecuador, non erano interessati alla guerriglia o cose simili ma allo sciamanesimo. Mio figlio ha la testa sulle spalle, conosce cinque lingue è uno che sa arrangiarsi. Anche l'altro ragazzo è uno che sa il fatto suo e non fanno pazzie»
Francesco De Giorgio, lo sciamano che si trovava con loro, adesso è in Grecia. A nome suo parla un amico. E non è incoraggiante: «Eravamo in otto, ma non tutti abbiamo fatto lo stesso itinerario. Da Quito insieme siamo andati a Puyo, poi a Palora e quindi a Macas.

Siamo tornati a Puyo e di nuovo a Palora, e i due ragazzi a quel punto hanno lasciato il gruppo, dicendo che proseguivano per conto proprio. Noi ci siamo diretti verso la costa e non sappiamo che cosa abbiano deciso loro. Siamo preoccupati».

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