Politica

«I due motori dell’Atr sono rimasti a secco»

Giuseppe De Bellis

nostro inviato a Bari

C'è il piano di volo, il piano di carico, la scheda tecnica dell'Atr 72. Ci sono i dati sulla Tuninter. C'è la scheda sui controlli di manutenzione dell'aereo. Adesso c'è anche un'autobotte e al suo interno tracce di carburante. La prima mossa della Procura di Bari che indaga sul disastro del volo Bari-Djerba è il sequestro della cisterna mobile che ha rifornito l'Atr all'aeroporto di Palese. Forse lì dentro c'è un indizio sul perché s'è spento il primo motore e poi il secondo, sul perché l'aereo è andato in picchiata prima che il comandante tentasse di planare sul mare al largo di Palermo. Dal primo esame del relitto i tecnici hanno la certezza che a provocare il disastro sia stato il blocco dei propulsori. Già, ma perché? Perché s'è verificato qualcosa che secondo gli esperti dell'Ente nazionale per l'aviazione civile accade una volta su un miliardo? Le ipotesi sono: guasto elettrico che ha bloccato l'alimentazione ai motori, qualità pessima del carburante o suo inquinamento (forse anche di acqua), guasto alla spia del cherosene quindi aereo con poco carburante. Non si esclude l'errore umano, mentre non c'è nessun elemento che per il momento possa far pensare a un sabotaggio.
Se nessuno ha manomesso i motori dell'Atr 72 allora il carburante forse può dare una risposta. Magari parziale, ma sempre una risposta. Arriverà nei prossimi giorni, quando il contenuto della cisterna sarà analizzato e arriveranno i risultati. I titolari dell'inchiesta barese parlano del sequestro dell'autobotte come di un «atto dovuto», ma è certo che vorranno sapere se il cherosene con il quale è stato rifornito il volo della Tuninter fosse puro. Perché un carburante sporco potrebbe aver danneggiato i motori, portandoli al blocco totale. Il sospetto si basa sul fatto che anche con un solo propulsore l'aereo avrebbe potuto arrivare a destinazione e certamente avrebbe potuto atterrare a Punta Raisi senza difficoltà. Invece sono finiti fuori uso entrambi.
Ma il volo della Tuninter a Bari non è arrivato a secco: aveva già del carburante e il rifornimento ha solo riempito il serbatoio. Se è il cherosene il problema, potrebbe essere anche quello imbarcato a Djerba prima di partire per l'Italia. Questo potrebbe dirlo soltanto l'esame del serbatoio. Forse, perché l'acqua del Tirreno potrebbe anche averlo ripulito del tutto. Sul relitto stanno lavorando i tecnici dell'Associazione nazionale per la sicurezza in volo. È un'equipe di tre persone: un ingegnere aeronautico, un pilota comandante e un ingegnere dell'Enac di supporto. Hanno già esaminato alcuni resti. L'Ansv continua anche la sua inchiesta internazionale: ha chiesto alle autorità tunisine di investigare sulla qualità del carburante di Djerba e per trovare eventuali responsabilità della compagnia aerea. Un altro ramo delle indagini è invece in Francia, dove l'Atr precipitato è stato costruito. Si lavora su tre fronti, ma per il momento resta il punto fondamentale del sequestro dell'autocisterna.
Qui a Bari, però, la pista del carburante difettoso non convince tutti. Non convince soprattutto la Seap, la società che gestisce il traffico passeggeri dello scalo. Il carburante imbarcato dall'Atr Bari-Djerba è lo stesso che hanno utilizzato tutti gli altri aerei partiti da Palese sabato. Nessuno ha avuto problemi. Ecco perché non si esclude che ci sia un errore del pilota. Questo perché l'alimentazione degli Atr 72 ha un meccanismo particolare che dev'essere gestito manualmente dal comandante. Il serbatoio contiene al suo interno altri piccoli serbatoi nei quali il carburante arriva grazie a un impulso della cabina di pilotaggio. Questo fa sì che un errore possa far saltare la carburazione. E se manca la carburazione il cherosene non arriva ai motori che si spengono.
Ma in questo caso vorrebbe dire che il pilota ha sbagliato due volte: con il primo e con il secondo propulsore. Difficile. Ma non impossibile: alcuni testimoni hanno raccontato che poco prima dell'annuncio del tentativo d'ammaraggio il comandante ha convocato in cabina il meccanico che aveva a bordo. È il fantomatico quinto uomo dell'equipaggio, quello del quale non si sapeva nulla fino a ieri. L'ipotesi è che il comandante abbia sbagliato una manovra e che il primo motore si sia spento, poi in preda al panico avrebbe commesso il medesimo errore con l'altro motore. Ma i due propulsori potrebbero anche aver avuto due guasti o due anomalie differenti. Uno potrebbe essersi inceppato per un guasto tecnico, l'altro potrebbe essere stato spento per errore dal pilota.
Sono ipotesi, congetture, spunti per cercare di capire che cosa sia realmente successo a bordo. Ma bisogna tentare di comprendere anche che cosa sia accaduto prima della partenza da Bari. Si sa che l'Atr è rimasto a Palese solo per 27 minuti. Troppo pochi forse. Il motivo non è stato chiarito dalla Tuninter. I gestori dell'aeroporto, invece, sostengono che la sosta così breve sia stata giustificata dal fatto che nel viaggio d'andata l'aereo era vuoto: non c'erano passeggeri, ma soltanto i membri dell'equipaggio. Così non s'è dovuto perdere tempo per lo sbarco dei viaggiatori e dei bagagli: l'Atr s'è fermato ha riempito con 320 litri di cherosene il serbatoio ed è ripartito. L'assenza di passeggeri spiegherebbe anche un'altra anomalia: pilota ed equipaggio non sono mai scesi a terra, sono rimasti sul velivolo, fino al nuovo decollo verso Djerba.
Restano molti i punti da chiarire. Per questo ieri il procuratore Emilio Marzano e il sostituto Giuseppe Scelsi, titolari dell'inchiesta barese, hanno interrogato alcuni tecnici aeroportuali e hanno convocato un vertice in procura. Si svolgerà oggi, poco prima dell'arrivo delle salme delle vittime.

Torneranno otto cadaveri di turisti che partivano per le vacanze.

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