La decisione del presidente Barack Obama di spostare dal 9 al 18 dicembre il suo viaggio a Copenaghen, per partecipare alla fase finale del vertice sul clima, è basata su due ambiziose speranze: raggiungere un accordo «significativo» sul problema ambientale e riuscire a firmare proprio in Danimarca il nuovo accordo con la Russia sulla riduzione dei rispettivi arsenali nucleari. Ufficialmente la Casa Bianca non ha citato la firma del nuovo trattato nucleare tra le cause dello spostamento di date perché i team di negoziatori di Washington e Mosca non hanno ancora superato tutti i nodi sul nuovo accordo destinato a sostituire il vecchio START 1, che scadeva ieri (ma la cui validità è prorogata fino a quando non sarà stata raggiunta la nuova intesa). Ma la presenza contemporanea a Copenaghen il 18 dicembre di Obama e del presidente russo Dmitri Medvedev offrirà una perfetta occasione per siglare sotto i riflettori dei media internazionali laccordo nucleare.
Del resto sia Obama sia Medvedev, quando avevano deciso lo scorso aprile a Londra di far scattare i negoziati nucleari e di lavorare sui rapporti tra i due Paesi, si erano dati la fine dellanno come traguardo per completare la nuova intesa nucleare. Il progetto iniziale di Obama di fermarsi a Copenaghen il 9 dicembre, sulla strada di Oslo dove il 10 dicembre riceverà il Nobel per la Pace, aveva provocato critiche immediate. I gruppi ambientalisti e gli altri leader mondiali (compreso il presidente francese Nicolas Sarkozy) avevano osservato che solo una partecipazione alla fase finale del summit di Copenaghen, in programma dal 7 al 18 dicembre, avrebbe consentito a Obama di avere un vero impatto sul successo dei lavori.
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