I due visionari che stravolsero il calcio (e non solo)

Nel docufilm su Arrigo Sacchi l'intuizione di Berlusconi. Sarà presentato a giugno al Teatro Manzoni di Milano

I due visionari che stravolsero il calcio (e non solo)

A Milano l'appuntamento è per giugno al Teatro Manzoni dove sarà presentato il docufilm di Nevio Casadio «Arrigo Sacchi. La favola di un visionario» che ho potuto vedere propio accanto all'Arrigo nell'anteprima di Fusignano. Paesino agricolo del Ravennate noto per aver dato i natali al compositore barocco Arcangelo Corelli (1653-1713), prima di diventare meta di pellegrinaggio dei tifosi dell'allenatore voluto al Milan da Silvio Berlusconi con la promessa di portarlo in cima al mondo. Fu così che, tra il 1987 e il 1991, fu vissuta l'avventura di questi due condottieri che cambiarono la storia del calcio grazie a un'idea di gioco che incantò. Non era facile raccontare una storia così complessa, di cui erano stati protagonisti giocatori mitici e personaggi, come Adriano Galliani che, con il suo entusiasmo, trascinava anche i più pessimisti.

Casadio regista, reporter, ma anche scrittore, noto per aver dedicato a Indro Montanelli ben otto puntate, per Rai Sat, ma anche per film su Pupi Avati, Antonioni, Fellini, e sul musicista russo Yuri Ahronovich, è stato anche collaboratore di Enzo Biagi e Sergio Zavoli che gli riconoscevano un modo originale di «scrivere» un film essendo, dicevano, molto rispettoso della professione che svolge e che apparteneva a quelli che, giornalisticamente parlando, amavano «consumare le scarpe» per raggiungere storie e persone.

Così è andato ad Amsterdam per intervistare Ruud Gullit che ricorda la «clausura» ordinata da Sacchi senza donne e Frank Rijkarad che ne sottolinea la rigorosità, anzi la maniacalità. Poi Madrid per Carlo Ancelotti il direttore di Marca Jaan Ignacio Gallardo, direttore di Marca, Zagabria per Boban, Roma per Michele Uva e Forte dei Marmi per Chicco Evani: «Sacchi era talmente avanti che se si voltava indietro vedeva il futuro». A Corveciano Demetrio Albertini e Renzo Ulivieri, a Milano Baresi, Costacurta, Tassotti raccontano le grandi imprese, a Napoli Maurizio De Giovanni e Ciro Corona, un ragazzo di Scampia laureato in filosofia per il quale, la storia di Sacchi si incrocia con la storia di Maradona nel ricordo di Milan-Napoli 3-2, con il pubblico napoletano, in piedi, ad applaudire sportivamente. Una storia che sembra inventata, ma che offre ritratti indimenticabili, con una scrittura cinematografica nata «sul campo», quasi in diretta, proprio come una partita di calcio.

Un film che racconta cosa vuol dire giocare una partita tutta all'attacco «in un'Italia che gioca sempre in

difesa, anche in politica» come dice Sacchi salendo, a furor di pubblico, sul palcoscenico per abbracciare il regista e ricordare che, senza la lungimiranza di Berlusconi, la favola non la si sarebbe mai potuta raccontare.

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