I fan di Berlusconi più numerosi del solito "battono" gli anti-Cav

Una folla di sostenitori del premier fuori dal palazzo di Giustizia di Milano: "Silvio resisti". E questa volta ci sono solo poche persone a manifestare contro il Cavaliere

I fan di Berlusconi 
più numerosi del solito 
"battono" gli anti-Cav

"Vogliamo una giustizia uguale per tutti i cittadini”. Chi l’ha detto? Perché poi, il paradosso è questo. Che lo slogan rimbalza tra le due sponde della protesta. Da un lato, i pro-Cav, dall’altro, gli anti-Cav. Ancora una volta, tutti davanti al tribunale di Milano in occasione del'udienza del processo sui diritti televisivi Mediaset, che vede tra gli imputati il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E il premier, anche oggi, è in aula. Dopo aver salutato i suoi sostenitori con una battuta ("Siccome c'è da fare poco al governo, sono qui a trovare un'occupazione…"), il capo del Governo è entrato nell’aula del Palazzaccio, mentre fuori le due anime del Paese mettevano in scena il rituale della manifestazione. Numeri alla mano, questa volta i pro-Cav sono in netta maggioranza.

Raccolti, questa mattina, in via Freguglia, alla presenza – tra gli altri - del coordinatore regionale Mario Mantovani, l’ assessore regionale del Pdl Viviana Beccalossi e del vicesindaco di Milano Riccardo de Corato. Grandi palloni azzurri galleggiano nell’aria sollevando striscioni di incitamento al premier (“Forza Silvio”), cartelli che testimoniano la presenza di delegazioni del centrodestra da varie parti d’ Italia (Bergamo, Ravenna, Cremona), molte bandiere azzurre a sostegno del Cavaliere. Sul palco, si alternano gli interventi dei politici che ringraziano il presidente del Consiglio per la sua presenza in tribunale “nonostante i tanti impegni istituzionali”, invocano una “giustizia giusta” che sia “uguale per tutti i cittadini”, e gridano “viva la magistratura che lavora per il bene del’Italia”.

Fa un po’ effetto, ma sono gli stessi slogan che – a poche decine di metri di distanza – ripete il gruppo di persone che contestano Berlusconi. Questa volta, gli anti-Cav sono meno del solito, meno di quando – in occasione del processo Ruby – tutte le televisioni del mondo si sono accolte sotto il tribunale. Ma nemmeno oggi rinunciano ad esserci, né ripiegano i molti cartelli contro il leader del Pdl.

Attorno a un tribunale in assetto di guerra (decine e decine di poliziotti circondano il Palazzo), si assiste all’istantanea di un Paese diviso, che declina le stesse parole d’ordine – una su tutte, “Giustizia” –, due popoli a pochi metri gli uni dagli altri, ma tanto inconciliabili da sembrare lontani anni-luce.

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