I fantasmi della guerra senza fine: 3500 le vittime dell’odio religioso

Li chiamavano con «understatement» squisitamente britannico «the troubles» i problemi, ma sembrava una guerra senza fine. Esplodono nel 1969, mezzo secolo dopo le feroci battaglie degli anni ’20 tra indipendentisti irlandesi ed esercito britannico e in due anni causano 500 vittime . Il ritorno in forze dell’esercito di Sua maestà britannica degenera nel Bloody Sunday, la domenica di sangue del gennaio 1972 costata la vita a 14 nazionalisti cattolici. Dopo quella strage l’ Irlanda del Nord sprofonda in un conflitto che conterà oltre 3.500 vittime, 500 delle quali soldati britannici.
Gli anni dal 1972 al 1998 sono segnati da un inestricabile susseguirsi di attentati e rappresaglie tra nazionalisti cattolici dell’Ira, gruppi paramilitari filo britannici e militari di Sua maestà. L’odio settario raggiunge il suo apice in quel fatico 1981 quando Bobby Sands e altri nove prigionieri cattolici si lasciano morire dopo un sciopero della fame lanciato per protestare contro le condizioni del carcere di Maze. A quelle morti fa seguito una campagna terroristica dell’Ira alimentata anche dalle armi delle Libia di Gheddafi. L’escalation del terrore culmina il 12 ottobre 1984 con il devastante attentato al Grand hotel di Brighton messo a segno durante una conferenza del partito conservatore a cui partecipa anche l’allora primo ministro Margareth Tatcher.
Alla metà degli anni ’90 la diplomazia lancia la sua offensiva. L’ indiscusso artefice della pace nord irlandese è Tony Blair. Nel suo curriculum da primo ministro ci sono 37 missioni a Belfast alla ricerca di un accordo che sembra impossibile nonostante l’appoggio del presidente americano Bill Clinton. Il 10 aprile 1998 la speranza diventa realtà e i principali partiti nord irlandesi tra cui il Sinn Fein di Gerry Adams, espressione politica dell’ Ira, e gli unionisti di Ian Pasley, volto legale dei paramilitari filobritannici, firmano l’ accordo del Venerdì santo.
Intanto un gruppo di irriducibili dell’Ira guidati dal capo militare Michael McKevitt e dalla sorella di Bobby Sand ha già dato vita quella che verrà battezzata «Real Ira», «vera Ira». Mentre il Sinn Fein e gli unionisti trattano l’accordo del Venerdì santo gli irriducibili rilanciano gli attentati con auto bombe preceduti da telefonate di avvertimento. Il 15 agosto la strage tante volte evocata si materializza. Un terrorista mandato a collocare un autobomba accanto al palazzo di giustizia di Omagh parcheggia a 400 metri dal luogo stabilito. Le forze di sicurezza non la trovano e l’esplosione lascia sull’asfalto 29 corpi straziati. l’attentato più odioso e sanguinoso in 29 anni di «troubles», ma anche il più potente catalizzatore del pace. Braccati dagli stessi ex compagni dell’Ira gli irriducibili sono costretti alla ritirata mentre la pace dilaga. Belfast l’ultimo capoluogo europeo diviso da un muro si trasforma in una città euforica e piena di vita. Architetti, stilisti e gruppi rock fanno a gara per regalarle una nuova immagine. E i 724 milioni di finanziamenti messi a disposizione dall’Unione europea aiutano a iniziare una nuova era fatta di turismo, spettacolo e convivenza.

Così due anni fa Gerry Adams e il Sinn Fein annunciano finalmente il completo disarmo, seguiti, a novembre dello scorso anno, dagli ultimi paramilitari unionisti. A credere nella lotta armata restano poche decine di disperati e fanatici convinti ancora che la libertà dei cattolici nord irlandesi dipenda da mitra e autobombe.

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