I Fasci del Lavoro a Rapallo per la corsa alle elezioni politiche

Diceva Benito Mussolini nel 1945 che «Dovete sopravvivere e mantenere nel cuore la fede. Il mondo m’è scomparso, avrà bisogno ancora dell’idea che è stata e sarà la più audace, la più originale e la più mediterranea ed europea delle idee. La storia mi darà ragione». Loro son sopravvissuti, eccome. Più convinti che mai, i «Fasci italiani del lavoro» si presenteranno alle elezioni politiche del 9 aprile.
Sul come affrontare la campagna elettorale discuteranno domani a Rapallo, di certo c’è che «non ci collegheremo ad alcuno schieramento, perché noi siamo la terza via, l’alternativa fra marxismo e capitalismo» scandisce il coordinatore nazionale Claudio Negrini. Di più: «Non faremo alleanze con la lista Mussolini o con la Fiamma, perché fra noi tutti vogliono diventare ducetti, e quando si è in troppi a voler comandare non si va da nessuna parte» dice Nestore Tormene il vicecoordinatore nazionale del movimento. Quanto al programma, è presto detto, con Mussolini naturalmente: «...Noi combattiamo per imporre una più alta giustizia sociale. Gli altri combattono per mantenere i privilegi di casta e di classe. Noi siamo le nazioni proletarie che insorgono contro i plutocrati...». Se gli domandi chi sono rispondono candidi: «Siamo i fascisti del futuro». E poi spiegano: «Il nostro Fascismo non è nostalgico: viviamo il Terzo Millennio. La nostra personalità riflette lo spirito Mussoliniano. Il Fascismo, nella versione da noi elaborata attualmente, simile eppur dissimile rispetto al precedente, risponde, diceva Mussolini, “in maniera positiva e propositiva all’istinto delle grandi masse popolari. È al di sopra del proletariato e della borghesia. Riconosce i valori dell’uno e dell’altra e vuole armonizzarli ed equilibrarli“. È lo Stato Nazionale del Lavoro, dal quale necessariamente scaturisce una civiltà nuova e migliore». Di qui l’esigenza, dicono, di «codificare una serie di norme etiche atte a suscitare e mantenere un clima spirituale di vivo entusiasmo e cosciente partecipazione civica».

Se governassero loro il Parlamento avrebbe una sola Camera composta dai rappresentanti delle categorie eletti dai lavoratori, il presidente della Repubblica sarebbe eletto direttamente dal popolo ogni cinque anni e i partiti, considerati associazioni politiche, avrebbero una rappresentanza in quanto categoria della Camera delle Corporazioni.

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