«I Fini-boys parlano come Di Pietro»

RomaUno scoop televisivo a tarda notte. L’Ultima parola, il talk show del venerdì sera, s’è trasformato in un ring dove le due anime del Pdl se le sono date di santa ragione. Il conduttore, nonché vicedirettore di Raidue, Gianluigi Paragone ha registrato un ottimo successo di ascolti, ma il giorno dopo resta anche l’imbarazzo di chi ha assistito a uno scadimento del confronto politico con Maurizio Lupi e Daniela Santanchè insolentiti dai colleghi finiani.
Paragone, i suoi ospiti Bocchino e Urso, a corto di argomenti, non hanno risparmiato nemmeno il conduttore e le hanno rinfacciato il suo passato di direttore della «Padania».
«Certi ambienti politici vicini a Fini nei confronti della Lega hanno le medesime reazioni del toro quando gli si mostra un drappo rosso. Forse si aspettavano un diverso risultato elettorale: una sconfitta della Lega in Piemonte e di Berlusconi nel Lazio. E invece... Comunque io ho in tasca solo la tessera dell’Ordine dei giornalisti anche se non rinnego nulla del mio passato».
I due finiani hanno trasceso anche nei confronti di Lupi e di Santanchè. Eppure, a differenza di altre puntate de «L’ultima parola», lei è stato meno provocatorio.
«Volevo capire l’origine del loro malessere, l’origine della loro richiesta di discontinuità che ricorda tanto i tempi di Follini. Urso ha sbagliato alcune uscite e ha cercato di escludere dal discorso Santanchè interpellando direttamente Lupi. Dispettucci che dimostrano come non ci siano ragioni politiche alla radice del dissenso e come sia stata mal tollerata la nomina di Santanchè a sottosegretario».
Toni pesanti anche nei confronti del vicepresidente della Camera.
«Un conto è mettere in discussione l’identità politica di Lupi, un altro metterlo in discussione come persona. Politicamente Lupi è del Pdl e come tale si può criticare, ma la sua fede non può essere utilizzata come pretesto polemico. Questo atteggiamento ha infastidito anche me».
Ha avuto risposte politiche?
«Da cronista politico dico di no. È un posizionamento di potere. Il risentimento politico nei confronti di Santanchè, Lupi e della Lega è stato il pretesto per fare casino. Le stesse accuse di Bocchino nei confronti delle presunte lottizzazioni di Cl se fondate, dovrebbero determinare l’immediato ritiro dell’appoggio alla giunta lombarda guidata da Roberto Formigoni che appartiene all’area Cl. Così avevano parlato solo Di Pietro e Travaglio».
Nemmeno da spettatore s’è dato una risposta?
«Nessuno ha capito perché debbano fare gruppo a sé. Qual è il problema? Bossi? Tremonti? Berlusconi? È un asse che funziona, mentre la cittadinanza breve per gli immigrati non è una priorità. Vuol dire che i piccoli imprenditori del Nord continueranno a rivolgersi alla Lega per le loro istanze».
È sorprendente che si sia scatenata una bagarre quando tutti i suoi ospiti, a eccezione del giornalista Carlo Rossella, erano del Pdl.
«Una parte di An non ha voluto condividere il percorso del Pdl. Qualora non ci fosse la rottura, cosa farebbero i finiani? Si mettono a recitare la parte della suocera dispettosa nei confronti di Berlusconi?».
A dire il vero una provocazione l’ha fatta: ha mostrato la prima pagina del «Giornale» di ieri a Bocchino...
«Visto che eravamo in diretta ho chiesto a tutti i maggiori quotidiani di mandarci la prima pagina, ma hanno risposto solo il Giornale, Libero e pochi altri. Non capisco la freddezza con cui si guarda a una trasmissione nuova».
Bocchino e Urso, noti «fan» di Feltri, hanno dato in escandescenze.
«Urso ha chiesto a Lupi se ne condividesse il titolo («Fini, il ruggito del coniglio», ndr), come se fosse organico al Giornale. Ognuno è libero di scrivere quel che vuole. Detto questo, va anche sottolineata la diversità sostanziale tra centrodestra e centrosinistra. Bocchino viene in trasmissione e cerca di argomentare, mentre Bindi, Bonino e Franceschini con spocchia hanno rifiutato».
Il finiano Valditara, ospite in studio a Milano, è stato meno esagitato. Come se lo spiega?
«Bocchino e Urso hanno preso una posizione. Valditara non ha voluto giocare questo ruolo. La voglia di rottura di Fini, Bocchino e Urso è così forte che non hanno ricercato il confronto. O i bicipiti li hanno perché sono allenati o perché hanno preso il doping. Vedremo se sono muscoli da lavoro o gonfiati con steroidi».
Alla fine diranno che la colpa è della sua trasmissione, «L’ultima parola».


«È una trasmissione diversa, una scommessa vinta da Raidue e dal direttore Liofredi. Io non sono eterodiretto da Bossi, Lupi non lo è da Berlusconi e così voglio sperare di Bocchino. E questo lo dico anche se lo vedevo sempre con un telefonino in mano, come se ci fosse un “allenatore” in tribuna».

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