I francesi Ulan Bator domani alla Casa 139

Da 10 anni esponente del rock indipendente europeo, la band torna in versione acustica

Luca Testoni

Da una decina d’anni protagonisti della scena rock indipendente europea, i francesi Ulan Bator si ripropongono domani sera alla Casa 139 in versione acustica (ore 21.30, ingresso 8 euro con tessera Arci). E, novità dell’ultima ora, si esibiscono in una formazione ancora una volta rinnovata.
Assieme al leader (nonché cantante, chitarrista e principale compositore) Amaury Cambuzat, non ci sono più né Matteo Dainese né Manuel Fabbro, i collaboratori dell’ultimo periodo, ma solo il bassista-chitarrista Olivier Manchion, antico sodale ai tempi degli esordi parigini nella metà degli anni ’90.
Si tratta di un vero e proprio ritorno di fiamma che prevede, da gennaio, un lungo tour europeo, nel quale risulta coinvolto anche l’altro membro fondatore degli Ulan Bator: il batterista Franck Lantignac.
La serata nel loft milanese di via Ripamonti 139 sarà anche l’occasione per presentare in anteprima il nuovo video La femme cannibale. Il filmato, girato dal collettivo pordenonese Frank Martelli e con la partecipazione straordinaria del cantante-scrittore marchigiano Emidio Clementi (ex Massimo Volume, oggi El Muniria), accompagna uno dei pezzi di punta inseriti in «Rodeo Massacre», l’album uscito a inizio 2005 per la Jestrai, la piccola casa discografica della bergamasca Maria Teresa Regazzoni, mamma rock per antonomasia (Luca e Alberto Ferrari dei Verdena sono suoi figli...). Un lavoro, Rodeo Massacre, più vicino all’irruenza a mo’ di Sonic Youth degli esordi che alle derive autoriali del disco precedente (Nouvel Air, prodotto dal Cocteau Twins Robin Guthrie), caratterizzato da un suono elettrico più spoglio e robusto. In cerca, forse, dell’essenza della canzone rock. «È un album scritto in un mese, senza farsi troppe domande e registrato subito dopo - aveva spiegato tempo fa Cambuzat, di casa in Italia e spesso al lavoro con i «colleghi» del Belpaese. Ho lavorato comunque molto sui pezzi, riascoltando i demo che avevo registrato in un primissimo momento. Il tutto, comunque, si è svolto molto velocemente. La volontà era, per l’appunto, di tornare a un sound più personale, senza dover ricorrere a produttori famosi. Una scelta più rischiosa, se vogliamo, ma alla fine credo che il risultato sia molto positivo. In questo disco siamo semplicemente noi stessi».
A contribuire al riavvicinamento di Cambuzat con i vecchi partner, è stata la recente reunion dei Faust e, cioè, uno dei nomi storici dell’avanguardia più estrema ed eccentrica del rock tedesco anni 70, perennemente in bilico fra psichedelia e musica concreta, collage dadaisti alla Frank Zappa e martelli pneumatici. Per il tour dell'autunno scorso in Gran Bretagna, i reduci della leggendaria band teutonica - il batterista Zappi W. Diermaier e il bassista Jean-Hervé Péron - hanno infatti voluto con sé proprio Cambuzat e Olivier Manchion. Da qui la riproposizione degli Ulan Bator nella formazione originale in trio.

Occasione privilegiata per dare vita a rivisitazioni passate - Vegetale (Les Inrockuptibles, il settimanale parigino di rock e dintorni, lo ha giudicato come una delle trenta migliori produzioni pop francesi del Novecento) ed Ego: echo - e nuove - Rodeo Massacre -, sempre e comunque di forte impatto.

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