I «fratelli» europei ci scaricano L’ira di Maroni: «Meglio soli»

RomaLa risposta non è una novità: picche. L’Europa non accetta di attivare la protezione temporanea per i rifugiati del Nordafrica. Dice «no» alla proposta dell’Italia, che chiedeva di mettere in atto la direttiva numero 55 del 2001 proprio sui profughi. Mai come ieri il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha perso la pazienza: «Mi chiedo se davvero abbia un senso continuare a far parte dell’unione Europea». Amarissimo anche il commento del ministro Franco Frattini: «L’Europa resti con il suo egoismo, e noi troveremo altre soluzioni».
Ieri è stato chiaro: non esiste una solidarietà tra i 27, non si parla con «una voce sola», c’è solo chiusura, risposte per tecnicismi, ripiegamento nei propri interessi, «egoismo», sintetizza appunto Frattini. Furioso Maroni: «L'Ue si attiva solo per le banche e le guerre. Se è così, meglio soli che male accompagnati». E anche le ipotesi più estreme adesso vengono a galla: «Dopo l’egoistica e anticomunitaria posizione assunta oggi dall’Europa - avverte il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli - diventa obbligatorio e urgente predisporre un blocco navale assoluto a difesa delle nostre acque».
Parole al solito iperboliche, quelle della Lega, ma questa volta lo smacco subito è stato davvero intollerabile. Berlusconi appoggia la linea di Maroni: l’Italia è lasciata sola, l’analisi è «pienamente condivisa».
Il verdetto europeo è uscito dal consiglio dei ministri dell’Interno organizzato ieri a Lussemburgo. Tutti i Paesi, fino alla Spagna zapaterista, sostengono che gli immigrati arrivati in Italia sono «illegali», e devono essere rimpatriati. Ma al rimpatrio ci deve pensare Roma. La commissaria agli Affari Interni Cecilia Malmstrom ha riassunto così la conclusione negativa: «La maggioranza dei Paesi ritiene che la direttiva può essere utilizzata, ma che non siamo ancora al punto di farlo». L’Europa «ha già fatto abbastanza per l’emergenza».
I permessi di soggiorno temporanei concessi a oltre 25mila nordafricani sono legittimi: «L’Italia ha tutto il diritto e i titoli». Ma per essere lasciapassare nello spazio Schengen i documenti «devono rispettare i criteri previsti dall’Unione Europea». Il punto che più lascia scettici gli euroinospitali è che i tunisini non abbiano risorse sufficienti per circolare liberi in Europa. Eppure c’è chi prova ad ascoltare l’Italia. Il presidente della commissione europea Josè Manuel Barroso ha avuto un colloquio telefonico in serata con Berlusconi e gli ha garantito che nel viaggio a Tunisi in programma oggi appoggerà la linea dell’Italia. Condivide inoltre la necessità di «un approccio europeo».
La situazione dell’Italia «non si può considerare un test per Schengen», secondo Malmstrom. Ma piuttosto «un test per la solidarietà europea». Esame negativo a Lussemburgo, fuor di dubbio. La posizione più intransigente è arrivata dalla Germania: «L’Italia sta violando lo spirito e le regole di Schengen», ha commentato addirittura il ministro dell’Interno Hanz-Peter Friedrich. La «solidarietà in Europa» scatta «solo quando un Paese è colpito da un problema di immigrazione di massa. È questo non è il caso dell’Italia».
E l’Italia ieri non ha saputo mostrarsi unita. Dall’opposizione, solo qualche rimprovero all’Europa ma più che altro grandi accuse alla Leg, Gianfranco Fini si accoda: «L’Italia sta pagando la scelta di avere inseguito la Lega, cioè più si stava lontani dall’Europa e meglio era». «Non è in discussione la nostra permanenza nellaUe», chiarisce il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Lo stesso Maroni ha spiegato in modo più pacato: «L’Italia durante la crisi economica è stata solidale con la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda». A Lussemburgo è stato firmato un documento finale in cui l’Italia ha fatto mettere per iscritto che «accettiamo le conclusioni, ma siamo insoddisfatti». Con il rifiuto europeo sarà necessario ora concentrarsi sul rafforzamento dell’accordo con la Tunisia, per intensificare i rimpatri. «Dispiace se il ministro Maroni è deluso.

Nessuno vuole che l’Italia abbandoni la Ue», è stata la risposta, in serata, della commissaria Malmstrom. Il ministro della Giustizia Alfano è stato ricevuto a Bruxelles da Barroso. Un canale di dialogo rimane aperto, ma la prova della «fratellanza» tradita è una delusione difficile da dimenticare.

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