da Bormio
Il tifo francese era assordante, le trombe suonavano insistenti, le bandiere bianco rosso blu sventolavano sopra il parterre per Jean-Baptiste Grange, ma alla fine a urlare la sua gioia alzando la coppa del mondo nel cielo azzurro di Bormio è stato Manfred Moelgg.
Ultime gare della stagione. Atmosfera e pubblico delle grandi occasioni. Per Denise Karbon e Manuela Moelgg, attese protagoniste del gigante femminile, e per Manfred Moelgg, che si gioca il ruolo di numero uno dello slalom, oro in un inverno senza mondiali e olimpiadi. Prima del via, Grange ha 21 punti di vantaggio sull'azzurro, sono loro a giocarsi tutto in una gara secca. Manfred ha il numero 1 sul petto, ha vinto l'ultima gara a Kranjska Gora e corre in casa. Jean-Baparte per 7° vestito di rosso, a Kranjska si è accontentato del quarto posto e per il tifo ha provveduto a far arrivare tutto il suo paese. La prima manche è il primo mattone della giornata vincente di Manfred. Che non sbaglia nulla e si piazza al comando, Grange si difende e chiude 4° a 41/100, tutto si deciderà nel secondo round. I due si incrociano davanti al bagno nell'albergo in cima alla pista, al Ciuk. Un ciao, nulla di più
C'è tensione nell'aria. Manfred sa di avere un bel vantaggio psicologico, si sente forte, l'altro sembra più nervoso.
Seconda manche. Le trombe francesi non danno tregua, dalla tribuna i tifosi di Manfred rispondono con la ola. Ecco Grange. Deve solo attaccare. E lo fa, leggero e fluido, bello. È davanti a tutti, sembra fatta ormai, ma a cinque porte dalla fine perde il controllo, arretra, si inclina. È un attimo, ma per lui dura un'eternità. Recupera la linea, taglia il traguardo, ultimo a oltre 4", comincia a piangere. Le discese di Herbst, che va al comando e di Neureuther, che esce, servono solo a far salire la tensione. Ecco Moelgg. Le radio italiane avevano fatto passare la notizia dell'harakiri di Grange, ma Giancarlo Bergamelli, l'ex slalomista che da ottobre allena gli ex compagni con il delicato compito di stare in partenza alle gare, tace. «Non gli ho detto niente, l'ho visto teso e concentrato, in slalom se parti per arrivare rischi di sbagliare il doppio». «Ho capito che qualcosa era successo dall'urlo strozzato dei francesi in partenza, per un attimo ho pensato di chiedere notizie, ma poi ho preferito concentrarmi solo sulla mia gara. Sono partito forte, a metà l'istinto mi ha suggerito di non strafare, ho mollato un po', sono arrivato giù sesto, mi sono guardato attorno per cercare Grange, non l'ho visto né al parterre né sul tabellone, così ho capito e ho urlato ho vinto ho vinto ed ecco, questo pettorale rosso che mai avevo indossato adesso è mio, l'ho preso proprio al momento giusto!».
Parla Manfred, parla come mai, racconta di come ora vorrebbe regalarsi un auto veloce («ma forse lo sponsor Audi ci ha già pensato
») e di come sia orgoglioso di poter festeggiare la vittoria in coppa del mondo assieme a Denise Karbon, finanziera come lui, altoatesina come lui, seria educata e sorridente come lui. «È la prima volta di un uomo e una donna assieme, vero?». Sì, è la prima volta, nemmeno ai tempi di Tomba e Compagnoni l'Italia aveva ottenuto un simile risultato, ma il bello è che ieri a festeggiare c'era anche Manuela, la sorella di Manfred, seconda nell'ultimo gigante e terza nella classifica finale della specialità, quindi sul podio con Karbon (ieri ottava) e Goergl, che per soli 7/100 le ha soffiato la vittoria tanto sognata. «È l'unico neo della giornata, sarebbe stato bello vincere anche con lei...». Già, sarebbe stata la ciliegina sulla torta enorme che Alberto Tomba ha fatto portare sul podio per festeggiare l'anniversario del suo ultimo trionfo, 15 marzo 1998, dieci anni fa. La giornata suggella il passaggio di consegne.
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