Cronache

I genovesi pagano per pulire i vialetti-giungla di Staglieno

Squadre di marmisti e fioristi assunti dai cittadini per togliere le piante che invadono l’area

I genovesi pagano per pulire i vialetti-giungla di Staglieno

Roberta Gallo

I genovesi pagano fioristi, marmisti e privati per pulire i vialetti d'accesso alla tombe di Staglieno. Un compito che la civica amministrazione intende iniziare il 20 ottobre, ma che per adesso nessuno ha fatto. La denuncia parte dai cittadini che non riescono a raggiungere i sepolcri dei propri cari perché devono attraversare una foresta incolta piena di zanzare, insetti e ragni, uscendone massacrati, con gambe piene di bubboni purulenti. Una fortuna per le farmacie che continuano a vendere medicamenti per queste punture che, altrimenti, lasciano sulla pelle segni indelebili. «Non capiamo perché - dicono - chi deve svolgere il proprio dovere non lo faccia, pur essendo questo il suo mestiere e per quello viene pagato. Non ci stiamo a pagare dei privati per pulire intorno alle nostre tombe e a mettere diserbanti e ghiaia, ci troviamo a dover passare quasi a colpi di machete per riuscire a raggiungere le lapidi e portare i fiori. Ma tutte le volte ne usciamo distrutti e, non parliamo delle signore che, durante l'inverno, si rompono costantemente anche le calze in quella sterpaglia».
Molte tombe sono completamente sommerse dalle erbacce. Altre vengono sollevate dalle radici delle vicine piante che nessuno toglie. E il degrado, nel cimitero di Staglieno, la fa veramente da padrone.
Il reparto della Cava è sicuramente uno dei peggiori. Anche le gallerie del Veilino, però, non godono di buona salute. Sporche, buie, con i vetri rotti, incutono un certo timore. Il cimitero di Staglieno è diventato un vero e proprio «sepolcro imbiancato». Fuori hanno completamente rifatto il look. Nuovi chioschi per fioristi, tutta la facciata ridipinta, capolinea degli autobus spostati. Dentro il disastro. Le gallerie delle statue monumentali, anch'esse rifatte da poco, sono state solo in più punti tapullate. Il soffitto continua ad avere infiltrazioni che rovina le volte e fa cadere i calcinacci. Fortunatamente il posizionamento di telecamere ferma lo sciaccallaggio di chi amava abbellirsi case e giardini con pezzi di opere d'arte trafugate dalle splendide tombe di famiglia. Ecco un altro tasto dolente. Da più di dieci anni la tomba di famiglia non si può più costruire nel Monumentale della Valbisagno. «Stranamente però - fa notare Mimmo Morabito, consigliere di Allenaza Nazionale della IV Valbisagno - proprio in prossimità del reparto Cava è stata costruito un bellissimo mausoleo a strisce bianche e nere, stile proprio vecchia Genova dei Doria, da una certa famiglia Burlando». Il nome ha subito suscitato scalpore all'interno del cimitero e in molti si domandano se effettivamente appartiene all'attuale presidente della Regione Liguria. Anche le scalinate di raccordo da un campo all'altro sono uno scempio. Il marmo oramai diventato nero dalla sporcizia e dalle intemperie, completamente rotto in più punti e sommerso dalla vegetazione.
Il famoso progetto dell'ex assessore Nosengo che vedeva la creazione di un laboratorio all'interno del Monumentale, in collaborazione con un liceo artistico cittadino, è naufragato. Qui i ragazzi avrebbero potuto fare un bellissimo tirocinio di restauro dei monumenti. Un progetto, presentato in pompa magna e mai andato in porto.
Anche gli operatori dell'indotto puntano il dito contro la civica amministrazione. «Troppo immobilismo politico - si legge in una interpellanza del 2004 che porta le firme dei consiglieri comunali Castellaneta, Benzi, Franco e Pratolongo - La dispersione di finanziamenti in ben 35 cimiteri cittadini porta a non ottenere vantaggi per nessuno». Si fa così l'esempio di Milano e Torino che con solo cinque cimiteri riescono a mantenerli puliti ed efficienti. Lamentano, inoltre, che una volta la necropoli di Staglieno era compresa nel giro turistico della città.

Adesso nessuno viene più a visitarla, nonostante ospiti tombe di personaggi illustri, da Mazzini a De André.

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