Il problema di un nuovo stadio è ormai al centro di mille riflessioni da parte della città intera: quella sportiva, ma anche quella imprenditoriale, commerciale, culturale. Ne hanno parlato tutti, dai professionisti più o meno liberi, agli architetti. Ma forse chi sa molte cose circa i piani di realizzazione in grandi strutture, circa il territorio di casa nostra, le esigenze che nascono su queste iniziative, sono i geometri che vivono di tali proposte e di tali progetti.
Un salto nella sede del Collegio dei geometri di Genova ci porta ad ascoltare le loro riflessioni. Attorno ad un grande «tavolo riunioni» cè tutto il consiglio direttivo: genoani e sampdoriani, da Paolo De Lorenzi, a Luigi Lanero, da Claudio Piccardo, a Paolo Ghigliotti e Daniele Torri. Apriamo col presidente Luciano Piccinelli.
Presidente che ne pensate di questa «idea nuovo stadio»?
«Appena a Genova si propone uniniziativa cominciano le opposizioni e si formano i comitati del no e del maniman...».
La prima idea di Garrone a Sestri Ponente fu interessante.
«Sì, ma appena fu presentato il progetto si è scatenata la necessità di ampliamento dellaeroporto di cui qualche volta si è sentito parlare ma per il quale pare non sia mai stato fatto nulla di concreto».
Poi è arrivata la proposta di Campi...
«Già, e subito si è detto che non si deve costruire su aree produttive come se quellarea, di fatto rimasta fino ad oggi inutilizzata, fosse stata oggetto di chissà quali e quanti progetti di utilizzo».
Insomma, a Genova le iniziative fanno paura.
«Ricordo, ad esempio, che era successo allepoca dellExpo, ora dopo il successo ottenuto tutti sembrano esserne stati gli artefici».
Tuttavia presidente voi che conoscete bene per le vostre attività e ricerche il territorio genovese, effettivamente non ci sono molte possibilità di scelte. O no?
«È vero, ma se non si pensa allunica superficie di cui la città dispone, cioè il mare (e lidea di una stadio sul mare è molto suggestiva e non impossibile), altro non si può fare che pensare a quelle aree da tempo abbandonate (come lex Mira Lanza), oppure riportare uno stadio in quel ponente genovese dove è sempre stato, ovvero nella attuale autorimessa di Cornigliano. Non credo che spostare lautorimessa sia difficile come spostare le carceri. Qui le soluzioni di tipo infrastrutturali potrebbero essere più facilmente risolte nellambito degli interventi previsti per la sistemazione dellarea ex Ilva ed anche perché insediare il nuovo Ospedale di vallata a villa Bombrini rivela situazioni di gravi criticità».
Molti non credono ad un nuovo stadio come avviene allestero...
«Perché stiamo fermi. In Inghilterra tutte le grandi squadre hanno uno stadio proprio che vive per le operazioni di marketing e queste strutture sono state costruite allinterno di aree industriali dismesse come per lArsenal.
Si farà qualcosa, comunque, presidente? Lei che prevede?
«Non so davvero, ritengo sia un peccato non sfruttare situazioni nuove che rilancerebbero Genova su più versanti. Ma sa, il maniman...
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