Nino Materi
Ieri nellOasi francescana e nella sede del Cosenza Calcio si è brindato. Non con lo champagne, che a padre Fedele non è mai piaciuto, ma con un buon bicchiere di vino rosso, sicuramente più gradito a fra Maracanà: il quale da oggi non è ancora un uomo libero, ma si avvia ora ad abbandonare anche la restrizione degli arresti domiciliari. Cin-cin quindi nellOasi francescana fondata da padre Bisceglia per dare assistenza ai bisognosi e nella sede del club calcistico cittadino che per anni ha legato la sua immagine a quella del vulcanico cappuccino calabrese. La motivazione con cui il tribunale del riesame di Catanzaro, il 15 maggio scorso, ha accolto il ricorso dei difensori di padre Fedele che chiedevano la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare, rappresenta infatti un duro colpo per laccusa.
«Le dichiarazioni di suora Tania, la religiosa che ha riferito di avere subito violenze sessuali ad opera di padre Fedele Bisceglia - recita il dispositivo depositato ieri dal giudici della libertà - non presentano quella precisione, costanza e coerenza logica necessarie per assumere, sia pure a livello meramente indiziario, dignità di prova». Secondo il riesame le dichiarazioni della suora «necessitano di un più rigoroso ed approfondito vaglio apparendo, allo stato degli atti, equivoche e di per sé inidonee a fondare, autonomamente, un giudizio di gravità indiziaria per i delitti contestati».
In particolare i giudici esprimono un giudizio di inattendibilità nei confronti della suora sottolineando le contraddizioni che caratterizzano le sue dichiarazioni e la «presenza di elementi di non univoca interpretazione».
«L'esigenza di una più rigorosa valutazione della credibilità della dichiarante - si legge nella motivazione - risulta avvalorata dall'assenza, allo stato degli atti, di riscontri oggettivi rispetto alle ipotesi di reato contestate, non potendosi ritenere tali gli elementi indicati dal pubblico ministero e dal gip e compendiati, essenzialmente, nelle dichiarazioni rese da altre suore dell'Oasi francescana».
Nell'ordinanza si fa riferimento anche alle dichiarazioni rese da Ewole Marthe, la giovane che ha dichiarato di essere rimasta incinta in seguito ad un rapporto sessuale avuto con padre Fedele all'interno dell'Oasi francescana. Secondo i giudici, in realtà, «è stato accertato e risulta documentalmente provato che la Ewole era già incinta nel momento in cui, il 5 ottobre del 2003, entrò per la prima volta nell'Oasi francescana. La giovane, dunque, non risulta credibile avendo reso una versione degli accadimenti radicalmente smentita dal complesso delle evidenziate emergenze investigative».
Non è provato infine - sempre secondo i giudici della libertà -, che padre Fedele sia stato l'ideatore ed il mandante dei messaggi intimidatori ricevuti da suor Tania, attraverso alcuni sms sul suo cellulare, dopo che aveva denunciato le presunte violenze sessuali subite da padre Fedele.
«Tale assunto infatti - spiegano i giudici - appare inverosimile, oltre che incompatibile, con il complesso delle evidenziate risultanze investigative, ed in particolare col fatto che padre Fedele non era a conoscenza della nuova utenza telefonica in uso alla religiosa». Dal Tribunale di Cosenza un solo commento: «La nostra inchiesta continua a fondarsi su elementi più che solidi».
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