da Milano
La cronaca dice che è la terza volta in tre mesi. Lultima, ieri. Il tribunale di Roma respinge la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Danilo Coppola. Limmobiliarista rimane agli arresti domiciliari, dove si trova da sedici mesi. «Pericolo di reiterazione del reato» perché le società del finanziere «sono collocate allestero». Nonostante il collegio difensivo abbia presentato tutta la documentazione riguardante proprio le società estere, la buona volontà esibita di fronte ai magistrati e al Fisco, i sequestri di beni per oltre cento milioni di euro, la cessione di parte delle proprie partecipazioni e lammissione del ruolo di dominus dellintera galassia di interessi a lui riconducibile. E, soprattutto, anche a fronte delle sue condizioni di salute, sempre più precarie. Quello che la cronaca fatica a dire è lo stato in cui Coppola versa. La misura restrittiva, infatti, gli impedisce di ricevere visite, telefonate, connettersi a internet. Isolato. Il finanziere - fanno sapere i suoi legali - è «disperato», e a rimettersi in gioco e in affari «penserà solo in un secondo momento», perché per ora, da parte sua, cè «la massima disponibilità a collaborare per chiudere positivamente ogni pendenza», e questo gli preme. E mentre il tribunale gli nega ancora la libertà, «cè un gruppo che si trova in difficoltà perché è senza la sua guida».
Niente da fare. Per i giudici romani, il fallimento della società «Micop» (che risale al novembre del 2006) non merita niente di meno che i domiciliari. Laccusa, in breve, è che «Micop» realizzasse guadagni dalla compravendita di palazzi prima sfitti e poi affittati, le imposte venissero dichiarate ma non versate, i soci e gli amministratori abbandonassero il controllo rendendosi irreperibili ai magistrati e allAgenzia delle entrate. Per la Procura, unevasione da 70 milioni di euro. Quei soldi iniziano a rientrare. Ma non basta. E lui, Coppola, come lha presa? Dopo lattacco cardiaco che lha costretto in ospedale, e levasione in diretta tv durata tre ore prima di consegnarsi alla polizia, lha presa «come uno che non riesce a spiegarsi il motivo di questa lunghissima detenzione e che non fa una passeggiata da più di un anno», spiega lavvocato Gaetano Pecorella, che assieme a Michele Gentiloni difende limmobiliarista. «Perché sono ancora qui?», è la domanda che si ripete in queste ore il finanziere. E «qual è lo scopo di tenermi chiuso in casa, se ho di fatto già rinunciato a fare limprenditore?». Perché questo è il punto.
Il punto è che il gruppo Coppola - un impero da un miliardo di euro - è in liquidazione dal febbraio scorso e che suoi i dipendenti (per il momento retribuiti, ma chissà ancora per quanto) non hanno alcuna certezza sul loro futuro, che 100 milioni di euro gli sono stati già sequestrati, che allErario sono stati versati oltre 17 milioni (e più di 8 solo per il crac «Micop», senza contare i 19 milioni destinati allamministrazione finanziaria per il processo Antonveneta che si celebra a Milano), che è stato predisposto un piano per il trasferimento in Italia - in una nuova società italiana costituita ad hoc - di tutte le partecipate estere, e che la direzione regionale del Lazio, il 29 aprile scorso, ha comunicato alla Procura che è in corso la definizione di tutti i debiti tributari.
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