I giudici protestano. Intanto aumentano furti e rapine

I giudici protestano. Intanto aumentano furti e rapine

Dal «processo breve» alle intercettazioni, al taglio del personale, alle limitazioni per i neomagistrati. Anche a Genova le toghe dell'Anm hanno protestato sulle riforme della Giustizia su cui sta lavorando il governo Berlusconi e ieri hanno perciò abbandonato l'aula al momento dell'intervento del rappresentante politico durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario. A parlare per tutti gli iscritti del «sindacato» delle toghe è stato il presidente della sezione ligure Francesco Pinto.
Dall'altro lato, ieri mattina, il presidente della Corte d'Appello di Genova, Mario Torti, ha presentato i dati sulla criminalità in Liguria emersi nel 2009. I reati più diffusi sono i furti e le rapine, complessivamente 13115 e 820, seguono quelli commessi contro la pubblica amministrazione, 716 di cui 37 per corruzione, mentre sono stabili quelli relativi al traffico di stupefacenti. In aumento anche i reati societari e di bancarotta. Torti ha inoltre spiegato che l'anno scorso sono stati iscritti cinque procedimenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, di cui uno riguarda la 'ndrangheta calabrese, che si riferiscono principalmente al traffico di stupefacenti nel ponente ligure. Resta elevato il numero di casi legati alla criminalità informatica, 317 di cui 143 nel distretto di Savona. Appare modesto, invece, rispetto alle altre regioni, il numero di procedimenti per frodi comunitarie e per violenza sessuale, 284 di cui 40 per pedofilia e 77 per pornografia minorile.
Il presidente ha puntato il dito anche sulla grave situazione della Giustizia che è stata definita in crisi e al collasso.
«Occorre - ha detto Torti - un intervento straordinario con riforme tecniche e non soltanto ordinamentali. Il punto cruciale non può essere la separazione delle carriere o la composizione e la scelta dei componenti del Csm». Anche il presidente dell’Unione nazionale delle camere civili di Genova, l’avvocato Andrea Sergio, ha sottolineato la grave crisi dell’ordinamento giudiziario italiano.

Infine l’intervento del rappresentante del ministero della Giustizia, Emilia Fargnoli che ha puntato il dito sulla insopportabile lentezza dei processi, che crea un «ritardo nel riconoscimento della ragione e del torto, dell’innocenza e della colpevolezza».

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