Sessanta orizzontale: il pianista marchigiano che di nome fa Giovanni. Risposta: Allevi. Sembra uno scherzo, ma quando è la Settimana Enigmistica a inserirti tra i quesiti dei suoi mitici cruciverba, be, allora altro che copertina di Time o di Tv Sorrisi e Canzoni: la prova che il tuo nome, il tuo volto, il tuo successo sono entrati nell'immaginario collettivo sta lì. È accaduto, e più di una volta, a Giovanni Allevi, un personaggio unico nel panorama musicale italiano e internazionale, un volto che sembra un fumetto e che genera simpatia, ma anche un concentrato di passione e talento che hanno conquistato il pubblico e - ebbene sì - hanno creato qualche problema di bile a più di un collega, illustre o meno. Il «caso Allevi» - e cioè: genio o semplicemente buon artista coccolato dai media? - non accenna a diminuire, anche perché il musicista adottato da Milano sforna album, libri, eventi (ad esempio, il gran concerto del 1 settembre all'Arena di Verona, dove dirigerà una all star orchestra) a livello industriale, e parla di «missione per una nuova musica classica contemporanea» e di «attacchi nei miei confronti simili a quelli che facevano a Mozart e Puccini», come fa in questa intervista, alla vigilia del concerto di stasera alla Villa Reale di Monza (ore 21, ingresso 38,50-27,50 euro, info: 039-323222). Il 18 luglio Allevi sarà anche tra i protagonisti del Gala d'apertura dei «mondiali» di nuoto di Roma: suonerà tre suoi brani, in mondovisione dal Foro Italico. Chicca finale: a Verona si annuncia la presenza di membri della corona britannica, ma per ora è tutto top secret.
Maestro Allevi, questa sera a Monza il suo concerto torna alla formula piano solo, dopo l'esperienza da direttore d'orchestra: ha anche promesso un «viaggio» attraverso tutti i suoi album, a partire da «13 Dita», quello d'esordio. Quale dimensione trova più sua: quella del piano solo oppure orchestrale?
«Mi trovo a mio agio, e diciamo pure che mi spavento, in egual modo: quando salgo sul palco e fino alla prima nota suonata ho addosso sempre una certa ansia. Il mio pubblico lo sa, e mi capisce, diciamo pure che mi coccola. Una differenza, però, a voler vedere c'è: con l'orchestra sinfonica mi sento personalmente sollevato dalla responsabilità dell'esecuzione. Sono rassicurato dal talento altrui al servizio della mia musica».
Nel giro di pochi anni lei ha composto musiche su album, per il teatro, per il cinema, ha suonato per il Papa, alla Camera dei Deputati di fronte al presidente della Repubblica, ha scritto due libri, ha realizzato concerti in tutto il mondo. A 40 anni sembra aver già fatto tutto. Dove trova nuovi stimoli?
«Nell'affetto ed entusiasmo del mio pubblico, che è quello anche che mi concede la libertà assoluta d'espressione. Ho avuto la fortuna di capitare al momento giusto: in Italia c'è una grande sete di nuovo, le ultime generazioni sono in cerca di qualcosa. Diciamo che siamo entrati in contatto, io e loro. Ecco perché oggi posso realizzare progetti visionari come quello di Verona: il mio staff sta compiendo uno sforzo impressionante. La mia idea irriverente, e anche un po' megalomane, di fare musica classica contemporanea, farà sì che dieci aerei da tutto il mondo portino musicisti all'Arena per suonare la mia musica. Dirò di più: vorrei che tutti questi musicisti (i migliori pescati dalle philarmonic orchestra di Londra, San Pietroburgo, Monaco, Tokyo, Buenos Aires, ndr) possano tornare a casa citando la battuta di Blade Runner: ho visto cose.... E pensare che da bambino andai all'Arena con la scuola a vedere la Carmen di Bizet...» (ride).
Allevi lei lo sa che questo entusiasmo irrita tanti suoi colleghi, di musica colta e leggera? Uto Ughi, per citare uno dei grandi, che mesi fa le recapitò critiche pesanti...
«Critiche? Diciamo pure macigni. Giudizi distruttivi che palesano più i problemi insoluti di chi li fa, che danneggiare il bersaglio. Le numerose critiche per me sono una conferma: ho sollevato dubbi e discussioni, non ho suscitato indifferenza. Le stesse critiche arrivarono a Mozart, Satie, Verdi, e a Puccini che venne accusato di essere... un fenomeno mediatico. E ad Andrea Bocelli, un amico, che mi ha detto di sopportare».
A proposito di Verdi: che rapporto ha con Milano? Non sogna mai il ritorno alle placide colline marchigiane?
«Milano è la scelta definitiva per me. Milano mi ha dato tutto. E a proposito delle colline, le dirò una cosa.
Giovanni Allevi sorride, e quel sorriso tornerà a far discutere.
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