I graffitari arrivano in teatro e scoppiano le polemiche

Spettatori perplessi, e-mail di contestazione Al pubblico non piace l’esaltazione dei writers

Pietro Vernizzi

Graffiti, loghi e schizzi con lo spray tornano pericolosamente vicini ai muri della Scala. Non si tratta di una nuova incursione dei teppisti di strada, ma dell’ultima trovata del teatro Filodrammatici, a pochi metri dal tempio della musica.
L’istituzione ha deciso di ospitare le opere dei writer all’interno dello spettacolo Volti. Parole, suoni e visioni, scritto da Erri De Luca e interpretato da Milvia Marigliano, con la presenza in scena della band dei Sulutumana.
Un autentico riconoscimento ufficiale per personaggi come Marco Teatro, Davide Tinelli, Atomo, Pao e Fumatto, gli idoli dei vandali che da anni imbrattano le mura di casa dei milanesi. Che però questa volta hanno deciso di farsi sentire, mandando letteralmente in tilt la casella elettronica del teatro, inondata con le e-mail esasperate di tutti coloro che dei murales non ne possono veramente più.
Inevitabile, viste le polemiche sollevate, che lo spettacolo passasse in secondo piano, nonostante alcuni pregi. Coinvolgente la prima parte della pièce, in cui si racconta la storia di una generazione dall’immigrazione degli anni Trenta al periodo difficile del Dopoguerra. Anche se poi tutto assume una piega politica, dalla celebrazione del ’68 all’esaltazione di Carlo Giuliani. Dietro all’attrice campeggiano tre enormi loghi illeggibili: non sui muri del teatro, ovviamente, ma su alcuni pannelli dell’arredo di scena. Ma il vero piatto forte sono le tele dipinte con gli spray nel ridotto. Emblematica quella intitolata “La voglia matta”, che rappresenta lo scheletro di un’auto incendiata: come dire che da imbrattare i muri a bruciare le macchine il passo è breve.
Anche se, descrivendo le sue opere, il «land artist» (come si definisce lui) Marco Teatro cita i grandi maestri: «Tutta quanta la pittura è iniziata su un muro e poi si è trasferita su tela. Ormai io sono in grado di usare indifferentemente bombolette e pennelli». Chissà se anche Giotto e Raffaello passavano la notte a imbrattare le case dei vicini senza farsi prendere dalla polizia … Mentre sui ragazzi che rischiano la vita nei tunnel della linea rossa per firmare i vagoni, Teatro preferisce non sbilanciarsi: «Ognuno è libero di pensarla a modo suo. Nel mondo dei writer non esistono regole scritte, ma solo comportamenti sociali che si diffondono, trasformando rischio e invasione territoriale in valori artistici».
Per qualcun altro invece le regole scritte ci sono e vanno rispettate. La pensa così Lorenzo Valente, uno dei tanti cittadini che, indignati per la scelta del Filodrammatici, ha mandato un’e-mail di protesta, con tanto di copia-incolla dell’articolo del codice penale “Deturpamento e imbrattamento di cose altrui”. «Solo per ricordarvelo - spiega Valente -, visto che sportivamente ospitate nei vostri spettacoli eccelsi artisti, esponenti della meravigliosa e profondamente legale “street art”. Come la mettiamo? Avremo altri imbrattamenti per la città come è successo con Urban edge show e Beautiful losers? Occhio alle pareti del vostro teatro».
Il pubblico, molti anziani e pochi giovani, a fine serata non riesce a nascondere la sua perplessità. «Sono venuto apposta da Torino con la mia famiglia e pensavo di trovare qualcosa di più - dice Marco Dolcini -. E poi il problema dei murales è che spesso non si riesce a capirli». «Mi aspettavo una cosa diversa - incalza Chiara Sanfilippo -. Dal sito Internet del Filodrammatici sembrava che i graffitari prendessero parte attiva allo spettacolo, invece non si sono nemmeno fatti vedere».


Insomma più che un’operazione di «kontrokultura», quella di Volti si sta dimostrando una trovata per farsi un po’ di pubblicità, gettando benzina sul fuoco di una polemica molto sentita da chi i murales non li vede sul palcoscenico, ma sui muri di casa propria.

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