Ma i grandi esportatori tedeschi tifano per la valuta debole

C’è chi è tutt’altro che preoccupato per il pesante deprezzamento dell’euro sul mercato dei cambi: sono i grandi esportatori della Germania, che grazie a questo fattore vedono improvvisamente rilanciare la loro competitività. Basta tener presente che due anni fa, quando l’euro aveva raggiunto invece un picco massimo a 1,6038 dollari, un’auto tedesca da 50mila euro, negli Stati Uniti costava ben 80mila dollari: oggi la stessa cifra risulta «scontata» a 60mila dollari grazie alla variazione dei cambi. Ieri l’euro si è leggermente ripreso, ma resta comunque debole aiutando dunque il rilancio dell’export tedesco. «E questo a sua volta aiuta il paese a ritrovare slancio economico», ha affermato Volker Trierer, capo economista delle Camere di commercio e industria della Germania.
Le esportazioni, ricorda Trierer «sono il fattore che ha aiutato a rivitalizzare l’economia», dopo la fase di recessione innescata dalla crisi finanziaria mondiale. L’economista rileva che dopo un rallentamento sul 2009, già a marzo l’export tedesco ha registrato un aumento del 10,7% e, sull’insieme dell’anno, prevede un più 7,25%, con un ulteriore più 6% nel 2011. Per non parlare della Cina: rispetto allo yuan, l’euro è calato ai minimi da ben otto anni. Resta da vedere quando ci vorrà prima che i nuovi deprezzamenti valutari facciano effetto, perché solitamente il fattore cambi si riflette sul commercio con l’estero con un certo ritardo.


L’altro ieri la moneta unica è calata fin sotto 1,22 dollari per poi scendere ancora a 1,21, il minimo da quattro anni. Nella serata di ieri è invece risalita a 1,23 dopo voci di mercato che indicano la Banca centrale europea pronta a prendere misure per difendere l’euro.

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