Adesso, però, rispetto. Rispetto per i quindicimilaecentoeaumentanoognigiorno che hanno sottoscritto labbonamento, per chi ha pagato quello per 19 partite in A e se ne trova 17 in C. Rispetto per chi si è fatto decine di ore in corriera per Ravenna, ci ha messo i soldi, ha festeggiato la vittoria e, nemmeno il tempo di arrivare al primo autogrill, già si è sentito dire che era tutto uno scherzo. Rispetto per chi oggi vuole festeggiare il compleanno del Genoa.
Rispetto però anche per leducazione, per la verità, per il buon senso. Rispetto per lintelligenza dei tifosi, da parte della società rossoblù e dei giornalisti che continuano a genuflettersi davanti ai suoi rappresentanti, anzichè informare chi li legge, chi li vede e chi li ascolta. Rispetto persino per la parola «complotto» evocata troppo spesso a sproposito da chi, a volte, lunico complotto ce laveva sotto i suoi colori ed era il complotto della non conoscenza delle regole, delle leggi, dei precedenti. Rispetto di chi non ha mandato il cervello allammasso dietro le cortine fumogene dei «non mollo», degli «io sono fiducioso», dei «i nostri avvocati assicurano che...».
E invece, a volte, pare che le lezioni non servano a nulla. Ancora ieri, al tramonto, sul sito ufficiale della società non cera il minimo accenno al 3-0 a tavolino rimediato a Ravenna per aver schierato Ghomsi squalificato. Le agenzie di stampa ne parlavano dalle 15. Non era una notizia, certo, nel senso che non poteva essere diversamente: mai si era vista una norma così chiara come quella che dava per scontata la sconfitta rossoblù. Eppure quello stesso sito e i suoi aedi ufficiali ancora lunedì aizzavano di nuovo le speranze dei tifosi dando la versione ufficiale della società che parlava di «presunta posizione irregolare», di «non vi è alcuna certezza...» e via illudendo.
E così il Genoa è ancora a quota meno tre, in attesa di almeno altri meno tre. Eppure continua a parlare di ricorsi e controricorsi, a portare in giro le carte bollate per lEuropa, a brandire gli avvocati come madonne pellegrine, a violare in continuazione la clausola compromissoria, a tirare la corda. Sempre che la corda non si spezzi.
E una storia triste perchè dà la dimensione non di una società, ma di una città che sta dietro a queste sciocchezze.
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