I guasti alla metro? Solo la punta dell’iceberg

I guasti alla metro? Solo la punta dell’iceberg

Claudio Pompei

Invece di adagiarsi sugli ingannevoli allori dei sondaggi che lo danno al 73 per cento di gradimento tra i romani, il sindaco Veltroni farebbe bene a riflettere sui dati diffusi ieri dall’Adoc riguardanti la metropolitana. Il 67 per cento dei passeggeri delle due linee è insoddisfatto del servizio. L’associazione di utenti e consumatori ha precisato che il sondaggio è stato condotto negli ultimi mesi: non quindi, sull’onda emotiva dei ripetuti guasti degli ultimi giorni che hanno portato i passeggeri a una esasperazione tale da doversi sfogare prendendo a calci le volanti della polizia intervenute a San Giovanni. Secondo l’Adoc, il sondaggio «testimonia ancora un forte malcontento dei consumatori rispetto ai servizi forniti dal trasporto pubblico».
Ma i ripetuti guasti della metropolitana, per i quali i vertici di Met. Ro. si sono affrettati a trovare la facile giustificazione dell’“errore umano”, sono solo la punta dell’iceberg del disservizio che contraddistingue da anni il trasporto pubblico a Roma. Solo per rimanere in tema di metropolitane, c’è da ricordare che da tempo immemore il servizio termina alle 21: un orario indegno per qualunque città europea. E oltre ai disagi causati dalla necessità di revisionare numerosi carrelli dei treni (i macchinisti erano scesi addirittura in sciopero) resta insoluto il problema della sicurezza per i i disabili. In seguito alla morte di un non vedente, stritolato tra due vagoni alla stazione della Garbatella, erano state annunciate una serie di misure per salvaguardare l’incolumità dei portatori di handicap. Sono state realizzate? Basta chiedere all’Unione italiana ciechi.
Eppure il centrosinistra, ogni volta che si avvicinano le elezioni, rispolvera il progetto dell’“anello ferroviario” e non si vergogna nemmeno un po’ a parlare di “cura del ferro” per il rilancio del trasporto e la lotta allo smog. I risultati di questi 13 anni di promesse sono sotto gli occhi di tutti, e i romani li conoscono bene. Le poche ferrovie urbane - che, grazie a Dio, esistono da decenni - sono state parzialmente smantellate e sono abbandonate a se stesse. Proprio ieri c’è stata l’ennesima protesta dei pendolari per le corse saltate sulla Roma-Viterbo (gestita anch’essa da Met.Ro.), una tratta sulla quale i disservizi durano da più di un anno. E che dire della Roma-Pantano? Addirittura, come ha dovuto ammettere le stesso presidente di Met.Ro. Stefano Bianchi, su questa ferrovia urbana capita spesso che il servizio venga sospeso per mancanza di personale. Sì, proprio così: di recente sono andati in pensione sei o sette capistazione e nessuno ha pensato a rimpiazzarli. C’è, infine, il capitolo dei tram. Anzi, dei supertram. Per tacere sulle tragicomiche vicende della linea 8, basta ricordare le decine di mezzi costati miliardi e finiti nel deposito sulla Prenestina perché inadeguati alla rete urbana. Qualcuno di questi supertram, se non altro, è stato «cannibalizzato» dagli operai Atac per fornire pezzi di ricambio ai vecchi mezzi in circolazione.


E mentre i sindacati vicini alla giunta Veltroni (la Filt Cgil) parlano, a proposito di metro, di «cronica carenza di personale» e «materiale rotabile obsoleto», è inevitabile che si scatenino le reazioni politiche. Una valanga di critiche a Veltroni è arrivata ieri da Alemanno, Baccini, Cutrufo, Schiuma, De Lillo, Bafundi, Piso, Desideri, Malcotti.

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