«I killer di via Padova? Hanno ucciso per niente»

Sono quasi dieci anni che la sezione criminalità straniera archivia dati, separa immigrati per etnie, classifica le bande per abiti, colori e comportamenti. Così quando sabato sera un egiziano viene accoltellato in via Padova, bastano pochi dettagli per accentrare l’attenzione sui Trinitarios, ultima nata nella galassia delle baby gang latino americane.
Le bande giovanili fanno infatti il loro esordio all’inizio del Duemila e subito questura e carabinieri si rendono conto come sia necessario specializzare gli investigatori. Così mandano sui banchi di scuola i loro uomini migliori che in breve apprendono i principali idiomi. Molti di loro ormai si esprimono, per esempio, in un cinese pressoché impeccabile. Ma la lingua non basta, perché le diverse etnie non confluiscono automaticamente su una sola banda, ma si dividono in base alle aree geografiche di provenienza: nazioni, regioni, province. Di baby gang cinesi se ne conoscono almeno tre diverse e in lotta tra loro. Essenziale dunque conoscere alla perfezione i diversi segni identificativi.
I primi rimangono comunque i sudamericani che una decina di anni fa importarono dagli Stati Uniti la storica banda dei Latin Kings, composta soprattutto da adolescenti, 13-19 anni, dell’Ecuador, Perù e Porto Rico. Prima baby gang, era nata negli anni ’40 a Chicago tra i portoricani per difendere i diritti dei latinos, e ispirò «West Side Story», trasposizione americana di «Giulietta e Romeo». Ben presto si trasforma in organizzazione criminale, impegnata in rapine e traffico di stupefacenti. I loro appartenenti vestono come rapper, di giallo e nero, la luce e la notte, fanno uso del «bling bling», monili molto vistosi, e si salutando alzando pollice, indice e mignolo. L’iniziazione avviene dopo il «360» vale a dire 4 minuti di brutale pestaggio.
Nel 2006 la Questura effettua i primi arresti, il gruppo cerca di trasformarsi in associazione culturale e in breve rimane un contenitore vuoto. Così dalle sue ceneri nascono i Chicago, i New York e Forever, che ereditano dai Latin Kings la storica rivalità con i Commandos peruviani. Poi è un’esplosione di sigle e colori: gli uruguaiani creano i Soldatos, portoricani e dominicani i Ñetas. Ma sono i salvadoregni a dar vita alla banda più feroce, i Mara Salvatrucha. Sorta originariamente a Los Angels come «alternativa per chi non ha alternative», quasi subito si divide in due fazioni contrapposte: MS13 e MS18. Per capirne la pericolosità, basti pensare che l’Fbi non ritenendo sufficiente la branca «bande giovanili» per combatterla, ha creato un’apposita sezione per loro. Anche i «Mareros» vestono in stile hip-hop, ma i loro colori sono il bianco e l’azzurro, colori della bandiera del Salvador. Inoltre si tatuano dalla testa ai piedi, in particolare la loro sigla, MS13 o MS18, in carattere gotici. Tutte le gang hanno in comune lo spaccio, rapine e stupri, ma solo tra latinos, e attualmente aggregano 30/50 elementi per gruppo, 300 circa in totale, metà già schedati.
Nel 2008 fanno la loro apparizione i Trinitarios, banda fondata negli anni ’80 nelle carceri di New York, per difendere i diritti dei detenuti dominicani. Il nome deriva dal partito creato nel 1838 per l’indipendenza dell’isola.

I suoi componenti si salutano alzando pollice, indice e medio e usano il verde come colore caratterizzante. Finora erano poco conosciuti ma, dopo lo scontro di sabato, sera, possono adesso «vantare» il loro primo morto.

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