I Killers: «Seguiamo la loro difficile strada»

da Milano

Basterebbe sfogliare le pagine di Billboard («Neanche il più acuto dei critici potrebbe stroncarli») oppure del cattivissimo New Musical Express («La miglior band, comunque») per incoronare i Killers come il nuovo fenomeno del rock. Sono in quattro, il cantante Brandon Flowers, e poi Ronnie Vanucci, Dave Keuning, Mark Stoermer, e vengono da Las Vegas ma con la città scintillante di vizi non hanno quasi nulla in comune. Innanzitutto lasciate perdere il look: sembrano arrivati da Detroit negli anni Settanta, oppure da una vacanza alcolica a Tijuana. «Ma il nostro modo di suonare si è formato tra quattro pareti, quelle del garage dove ci riuniamo sempre e degli studi dove abbiamo registrato i nostri album» ha detto il bassista Mark Stoermer. Già con il il ciddì Hot fuss del 2003, i Killers hanno venduto quasi cinque milioni di copie, senza anabolizzarsi con martellanti campagne promozionali. E con il nuovo Sam’s town sono riusciti a fare il colpaccio: primi in classifica contemporaneamente sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. Naturalmente gli inglesi, che nonostante tutto sono ancora campanilisti, l’hanno subita come un’oltraggiosa invasione. Ma i francesi, solitamente fuori dai giochi rock, hanno alzato le braccia al cielo. E infatti l’edizione parigina di Rolling Stone ha piazzato i Killers in copertina chiedendosi: «Sono i nuovi U2?». A giudicare dal pubblico che all’inizio di novembre li ha aspettati in sala per il loro concerto milanese, sembra di sì. Molti giovani, ovvio. Ma pure trentenni e quarantenni, a dimostrazione che in brani come When we were young o Somebody told me ci sono ancora quegli embrioni di rock che sembrano estinti altrove. «Di certo abbiamo ascoltato i Pink Floyd e i Cure - spiega Stoermer - ed è impossibile non aver mai comprato un disco dei Rolling Stones. Lo sappiamo che qualcuno ci definisce i nuovi U2 e di sicuro ci piacerebbe una carriera come quella di Bono e soci.

Però non è questo che ci attira: il nostro obiettivo è seguire la loro strada, che è difficile e impegnativa». Intanto sulla rotta hanno già trovato il regista Tim Burton, che ha diretto il video di Bones: «Ci compensiamo: lui è visionario, noi rockettari: l’unione perfetta». In effetti. \

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