Marco Morello
E al Circo Massimo andò in scena il cambio della guardia. Ieri mattina, quando gli ultimi reduci hanno smesso di festeggiare la vittoria dellItalia, riponendo le bandiere e facendo tacere i clacson, altri umori hanno preso piede in uno degli storici punti di ritrovo della Capitale. Ai sorrisi sono subentrati i mugugni, stampati su facce scontente e arrabbiate, che col passare delle ore sono aumentate a dismisura per una protesta durata tutto il giorno.
È sempre il popolo dei tassisti il protagonista assoluto di questi primi giorni di luglio, con le sue rivendicazioni ormai note a tutti contro il pacchetto sulle liberalizzazioni voluto dal ministro per lo Sviluppo economico. Sono arrivati da Torino, Milano, Napoli, Genova e altre parti dItalia con ogni mezzo. Alla fine erano in 10mila secondo stime degli organizzatori, 2mila secondo la Polizia. Lhanno chiamata la «marcia su Roma», le loro armi sono stati degli striscioni a senso unico: «42mila lavoratori affamati dalla vostra stupidità», «Povero Bersani, spacci per oro un decreto da cani» e via dicendo.
Il concentramento in via della Greca è cominciato intorno alle 6 e già dalle 8 sono iniziati i primi disagi per la viabilità, con rallentamenti sul Lungotevere: i Vigili si sono trovati costretti a chiudere alcune strade dei dintorni, voltando le pagine di un copione già scritto che si è ripetuto con il passare delle ore. A parlare alla folla riunita al Circo Massimo è stato in primis Francesco Storace. Dopo di lui Gianni Alemanno, Marco Marsilio e Loreno Bittarelli, presidente dellUnione radio taxi dItalia. Poco prima delluna il corteo si è mosso. A via Petroselli, davanti allanagrafe, il primo contatto con le forze dellordine schierate in tenuta anti-sommossa: subito alcuni manifestanti hanno provato a sfondare il cordone per raggiungere il Lungotevere. Con furbizia e spirito di gruppo, simili a tante mosche impazzite, sciami di auto bianche hanno via via iniziato a tracimare dagli argini che Polizia e Carabinieri avevano imposto, sparpagliandosi per le vie della città, mentre il grosso decideva di procedere verso piazza Venezia. Di lì il caos: parte del corteo, favorito dalla ragnatela dei vicoletti del centro, ha preso la strada di Montecitorio, nonostante fosse sprovvisto dellautorizzazione necessaria. In centinaia si sono fermati a piazza Colonna e, rivolti verso Palazzo Chigi, hanno cominciato a gridare insulti contro Romano Prodi. Verso le 14 Maurizio Gasparri, accolto dagli applausi, si è fermato a parlare con i manifestanti, mentre Gianfranco Fini ha ricevuto unovazione nei pressi dellaltare della Patria. Qualche ora dopo il clima si è surriscaldato allarrivo di Fabio Mussi. Lauto su cui viaggiava il ministro dellUniversità è stata presa a calci e pugni: sceso dalla vettura per un confronto con i manifestanti, è stato spintonato e costretto a rifugiarsi a Montecitorio.
Laggressione a Mussi ha rappresentato uno dei momenti più tesi di una giornata nervosa: sempre nei pressi di Palazzo Chigi un autobus della linea 116 e due auto a noleggio sono state oggetto di lanci di acqua e bottiglie. In quel momento, un fotografo che si trovava sulla scena è stato assalito. In generale i tassisti hanno tenuto un atteggiamento di avversione nei riguardi della stampa. «Giornalisti come terroristi» è stato uno degli slogan ripetuti di frequente dalla folla. Vicino al Colosseo, infine, il conducente di unaltra vettura a noleggio è stato vittima di un pestaggio per mano di sei uomini.
Inevitabili i disagi per i romani sempre più esasperati da una situazione per cui non si intravedono sbocchi. Trenta linee di autobus in servizio hanno subito deviazioni e forti rallentamenti, mentre il traffico del Centro è andato in tilt. E non sono mancati i malumori nemmeno tra le forze dellordine. Come ha denunciato Domenico Pianese del Coisp, 50 agenti della Questura entrati in servizio alle cinque del mattino sono dovuti rimanere al lavoro fino a tarda sera.
Verso le 18 i tassisti hanno fatto ritorno al Circo Massimo per continuare compatti a manifestare. Le fatiche di unintera giornata di proteste non li hanno scalfiti minimamente: di fiato in gola sembrano averne ancora tanto.
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