«I leader di Confindustria sfiduciati dalla base»

La base condivide il ritorno del «Silvio da battaglia». Lui insiste: «Con la sinistra nuove tasse. Con me un altro milione di occupati». I vertici azzurri: «Una scossa importante, ha parlato ai cuori»

Laura Cesaretti

da Roma

«A delegittimare i vertici di Confindustria sono stati i tantissimi imprenditori della base che a Vicenza hanno sonoramente contestato proprio quei vertici». La nota di risposta al j’accuse di Viale dell’Astronomia (che lamenta un «inaccettabile tentativo di delegittimazione» ai suoi danni da parte del premier) è firmata dal ministro delle Attività produttive Claudio Scajola, ma porta il timbro di Palazzo Chigi. E ha dunque tutti i crismi della replica ufficiale, nell’inedito scontro tra governo ed establishment confindustriale scoppiato dopo l’exploit vicentino di Silvio Berlusconi.
Un botta e risposta durissimo, che infiamma la domenica a tre settimane dalle elezioni. Scajola, a nome del governo, contro le critiche del «salotto buono» rivendica gli applausi fragorosi che l’intervento a sorpresa di Berlusconi ha incassato dalla platea di Vicenza. «Evidentemente i vertici di Confindustria hanno la coda di paglia, qualcosa di cui farsi perdonare», incalza il titolare del Welfare Roberto Maroni. Secondo il ministro leghista la «reazione delle prime file (dove era seduto il gruppo dirigente di viale dell'Astronomia, ndr) e quella del resto della sala pone un problema di rappresentanza. Berlusconi non ha voluto delegittimare nessuno ma mettere il dito nella piaga per dimostrare questo scollamento». Il capogruppo di An La Russa fa un passo ulteriore e chiede direttamente a Montezemolo di lasciare il campo: «Gli applausi tributati a Berlusconi dalla platea debbano far riflettere i vertici di Confindustria sulla opportunità di dare le dimissioni», perché la «linea critica verso il governo di Montezemolo è stata chiaramente sconfessata».
La Cdl applaude il premier che «tira fuori le palle» secondo la colorita sintesi di Calderoli. «Quando Berlusconi è Berlusconi è davvero efficace», approva Roberto Formigoni. In difesa di Confindustria e delle sue «prime file» si schiera invece l’Unione che, presa in contropiede dal blitz di Vicenza proprio nel giorno dello sciopero dei quotidiani, sceglie di derubricarlo a sfogo sopra le righe di «un uomo disperato», ormai alla vigilia della sconfitta. Romano Prodi contesta Berlusconi in punta di galateo, ma evita la polemica diretta: «Non si è sottoposto al colloquio, è insofferente ad un confronto con le regole». Batte sul tasto delle buone maniere anche il segretario ds Piero Fassino: «Berlusconi non è capace di stare nelle regole, per questo ha scelto di forzare i toni». Il premier «vuole chiudere la campagna elettorale nello scontro più acceso», e il centrosinistra deve «evitare di cadere nella trappola». Gli applausi di Vicenza? «Una claque organizzata», e anche un po’ «scomposta», dunque nessun trionfo ma solo «una vittoria di Pirro» per un uomo «disperato e arrogante». Secondo il leader della Margherita Francesco Rutelli, gli imprenditori sono «stanchi e delusi» del governo, e il premier ha reagito tentando di «spaccare la Confindustria». Attenti però, avverte gli alleati dell’Unione, a «considerare la Confindustria nostra alleata: sarebbe un errore gigantesco», perché le parti sociali (sindacati inclusi, perché la Margherita non ha digerito il flirt tra Prodi e Cgil) «devono essere libere di accordarsi con noi quando saremo al governo, così come di scioperare». Le «acrobazie del premier», dice Fausto Bertinotti, «sono espressioni della sconfitta: Berlusconi ha fallito e ha tutti contro, sia Confindustria che sindacati, è una cosa sicura, in futuro vedremo quello che saprà fare il nuovo governo».

Il socialista Villetti, della Rosa nel pugno, guarda oltre la scadenza elettorale: Berlusconi ha «lanciato un’Opa su Confindustria per proporsi per il dopo come la vera anima del mondo imprenditoriale, cercando di colmare il vuoto lasciato da una figura carismatica come è stata quella di Agnelli».

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