I legali di Berlusconi: pronti a rinunciare alla prescrizione

Proposta di Ghedini e Longo: in cambio siano ascoltati tutti i testi

I legali di Berlusconi: pronti a rinunciare alla prescrizione

Milano - I venti giorni che decideranno la sorte di Silvio Berlusconi nel processo Mills cominciano con una scenetta che sdrammatizza la tensione: Niccolò Ghedini e Francesca Vitale, ovvero l’avvocato di Berlusconi e il giudice che sta processando l’ex premier, chiacchierano amabilmente sulla porta dell’aula. Anche se da giorni Ghedini accusa il giudice di avere già deciso di condannare Berlusconi, e di marciare verso la sentenza calpestando i diritti della difesa, i rapporti personali restano sereni.

Ma solo quelli. Perché poi si comincia l’udienza e si ha la conferma che intorno alla storia di 600mila dollari che il Cavaliere avrebbe versato all’avvocato Mills per comprarne la testimonianza sui fondi neri Fininvest, si sta consumando uno scontro frontale. Tra una decina di giorni il reato sarà prescritto, e la Vitale vuole assolutamente emettere la sentenza prima di allora. La ricusazione dell’intero tribunale, chiesta da Berlusconi venerdì scorso, non impedirà che si arrivi al verdetto: dopo l’udienza dell’11 febbraio, con requisitorie e arringhe, tutto si fermerà in attesa della decisione della Corte d’appello sulla ricusazione, ma si fermerà anche la prescrizione. Ghedini ieri prende la parola in aula, chiede ai giudici di ritornare sui loro passi e di riammettere le testimonianze a difesa che hanno escluso dal processo. La Vitale gli risponde secca di no, senza neanche fingere di stare a pensarci.
Ed è a quel punto, fuori dall’aula, che Ghedini e il suo collega Piero Longo tirano fuori dal cappello la mossa a sorpresa. Chiede un cronista: «Perché non rinunciate alla prescrizione?».

E Ghedini: «Facciamo così: rinunciamo alla prescrizione se il tribunale accoglie tutti i testimoni che ha cancellato dalla nostra lista». Tradotto: se ci viene permesso di dimostrare la nostra tesi, siamo pronti ad affrontare anche una sentenza. Le tesi difensive sono, come è noto, le stesse che ieri sono state supportate in aula dall’aitante consulente contabile della difesa Berlusconi, la commercialista Paola Tavernari: secondo cui i 600mila dollari pervenuti a Mills non provenivano da Fininvest ma dall’armatore Diego Attanasio.

Per dimostrare questa tesi, ai legali del Cavaliere serve portare in aula altri clienti di Mills, come Flavio Briatore, che i giudici hanno invece cassato dall’elenco.

Da qui nasce la sfida: smettiamo di battagliare sulla procedura - prescrizione sì o prescrizione no - e affrontiamo la sostanza della vicenda. Ma anche se la proposta dovesse venire formulata in aula, con tutti i crismi, si può stare quasi certi che i giudici direbbero di no. Hanno deciso di andare alla sentenza, ed è improbabile che si riesca a fermarli.

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