I leghisti crescono. Ma anche le faide su nomine e poltrone

Sondaggi alle stelle per la Lega. Sia Swg che l’Ispo di Renato Mannheimer la danno in grande ascesa. Primo partito nel Veneto, molto vicina al Pdl anche in Lombardia e in grande avanzata anche nelle regioni non «padane». In tutto farebbe un 12-13 per cento che non evita, però, screzi e liti. Che sembrano squassare un movimento storicamente guidato da una capo carismatico come Umberto Bossi che poco spazio lascia al dissenso interno. E, invece, l’ultimo consiglio federale è stato teatro di uno scontro tra il ministro Roberto Maroni e il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Preludio alla scalata dell’enfant prodige leghista alla segreteria della Lega lombarda oggi in mano a Giancarlo Giorgetti. Il delfino di Bossi, fino alla comparsa del Trota Renzo. Feroce anche la guerra per le poltrone.

Come Finlombarda o l’appena nato Ente regionale per la ricerca, la statistica e la formazione. I direttori generali della sanità da nominare, posti d’oro che fanno gola. Il consiglio di amministrazione di Ferrovie Nord da rinnovare a fine anno.

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