«Le professioni liberali sono sotto scacco. E i liberi professionisti sono diventati, a tutti gli effetti, prigionieri, per colpa di un governo che promette liberalizzazioni e mantiene solo mistificazioni»: lurlo di dolore passa di bocca in bocca, nella sala dellHotel Bristol dove sono riuniti i rappresentanti delle professioni liberali, notai, medici, avvocati, farmacisti, ingegneri, architetti, che hanno raccolto linvito di Forza Italia a partecipare al convegno sui «presidi di libertà» minacciati dalla demagogia di sinistra. Attacca a fondo il senatore Alfredo Biondi, che accende gli animi con argomentazioni rigorose e unoratoria trascinante: «Lambito in cui operano le professioni intellettuali - ricorda - è caratterizzato dai presupposti fondamentali della fiducia e del sapere, accompagnati dalletica professionale a garanzia di qualità e correttezza della prestazione. Il tutto, con la giurisdizione dellordine di appartenenza, nellinteresse pubblico generale. La volontà dellattuale esecutivo va esattamente nella direzione opposta». Rincara la dose Michele Scandroglio, coordinatore regionale degli azzurri, secondo cui «il governo Prodi spaccia per liberalizzazioni una furia iconoclasta tesa a distruggere tutto lesistente e a spiegarci che, finalmente, possiamo costruire un cinema di fianco a un altro. Mentre invece - insiste Scandroglio - le vere liberalizzazioni sono quelle che garantiscono la competizione, perché solo nella competizione cè il vantaggio per i cittadini». Il notaio Francesco Felis, responsabile regionale Dipartimento libere professioni di Forza Italia che ha curato lorganizzazione dellincontro con Raffaella Della Bianca, a sua volta puntualizza: «Guai ad abolire gli Ordini. Non ha senso sostituirli con associazioni pseudoprivatistiche, non rappresentative e assolutamente improprie per il nostro Paese».
Nel mirino dei rappresentanti delle categorie - Felice Ribaldone, Giorgio Parodi, Sebastiano Frixa, Massimo Scotton, Silvestro Ferrandino, Stefano Savi, Enrico Bartolini, Vittorio Vianello e Giancarlo Laurini - finisce il progetto di legge Mastella, giudicato anche dallonorevole Stefano Zappalà «un assurdo giuridico che non tiene conto della realtà italiana e punta a creare professionisti non liberi, ma dipendenti». È particolarmente risoluto Roberto Cassinelli, avvocato e coordinatore metropolitano del partito azzurro: «Ci opponiamo fermissimamente ai progetti che vanno contro la libertà delle professioni e sono punitivi nei confronti di chi lavora e ha una dignità sociale». Ad ascoltare e prendere buona nota delle istanze dei relatori ci sono anche i candidati della Casa delle libertà a sindaco di Genova, Enrico Musso, e a presidente della Provincia, Renata Oliveri, oltre a una folta rappresentanza di consiglieri comunali, provinciali e regionali, fra cui Giuseppe Costa, Roberto Bagnasco, Matteo Rosso, Giuseppe Cecconi. Prende il microfono Eolo Parodi, già «storico» presidente dellOrdine nazionale dei medici e oggi in veste di presidente dellEnte di previdenza della categoria. Il suo è un allarme e, insieme, un appello ad alta voce «affinché i professionisti comprendano il pericolo incombente e si mobilitino». La situazione, insiste Parodi, è molto grave: «Le riforme degli studi universitari ha portato a un continuo spezzettamento delle competenze. Intanto gli Ordini professionali stanno perdendo progressivamente lobbligo delliscrizione, e questo significherebbe fallimento immediato delle Casse di previdenza. Dobbiamo opporsi!» tuona lex parlamentare italiano ed europeo. E aggiunge subito: «Io, come presidente della Cassa dei medici, sono letteralmente impaurito, la concezione partitica ha invaso il campo anche allinterno della nostra categoria. E in più il governo ci sta dicendo: se ci prendiamo la vostra Cassa di previdenza, è come se ci facessimo due o tre Finanziarie...».
Interviene Renata Oliveri: «La vostra battaglia di libertà è la stessa nostra. I professionisti sono da sempre i primi della classe, vanno avanti da soli senza aiuti, ma vengono osteggiati perché non sono omologhi al potere». Insiste Musso, e riconosce: «Le professioni intellettuali hanno avuto storicamente un ruolo straordinario a Genova, per lo sviluppo economico e civile della città e del territorio.
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