I maghi Fmi fanno sparire la manovra anti-deficit

Il governo italiano «ha confermato l’impegno a ridurre il deficit sotto il 3% del Pil entro il 2012»; e qualora la crescita dell’economia dovesse essere inferiore alle previsioni, «potrebbero essere decise altre misure correttive, se necessario». Lo scrive il Fondo monetario internazionale nelle conclusioni del Rapporto sul nostro Paese, pubblicato ieri nel proprio sito Internet. Un fulmine al ciel sereno? Tutt’altro. Al contrario, si puo parlare di una gaffe. «L’article IV (questa la definizione tecnica del Rapporto, ndr) del Fondo - precisa una nota del ministero dell’Economia - è dell’11 maggio 2010. Di conseguenza non può tener conto del decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 25 maggio, decreto sul quale lo stesso Fmi si è espresso in termini fortemente positivi».
Il Rapporto lanciato in rete è «obsoleto, in quanto non tiene conto delle misure già prese dal governo», spiega il direttore esecutivo italiano al Fmi, Arrigo Sadun. Il testo fa riferimento all’aggiornamento del Programma di stabilità del gennaio scorso. «L’Italia - aggiunge il nostro rappresentante al Fondo - non ha bisogno di alcuna manovra-bis, perché con l’intervento correttivo deciso nei giorni scorsi viene assicurato l’obiettivo di ridurre il deficit sotto il 3% nel 2012».
Il testo pubblicato sul sito del Fondo monetario raccoglie indicazioni precedenti alla manovra varata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. Il Rapporto dello staff, prosegue Sadun, è stato discusso dal board dei direttori esecutivi, e dunque non lo si può modificare. L’unica cosa da farsi è dunque inserire una nota di aggiornamento in cui si tiene conto della manovra. Nella nota, il Fondo riconosce che il pacchetto di misure fiscali adottato dal governo italiano è sufficiente ad assicurare un deficit al 3% nel 2012. Il rappresentante italiano al Fmi ricorda inoltre che le ultime proiezioni di crescita nel 2010-2011 sono «in linea» con quelle del Fmi e della Commissione europea.
«Il giudizio del Fmi è dunque positivo», precisa Sadun. Del resto, al termine della visita in Italia della missione guidata da Adam Bennett, il 30 marzo scorso, gli economisti di Washington avevano definito «una giusta risposta alla crisi» le politiche adottate dal governo. Nel rapporto del Fondo che riassume i risultati di quella visita si legge che «le autorità italiane sono impegnate a ridurre il disavanzo entro il 3% entro il 2012 e considerano i prossimi tre anni come una opportunità d’oro per le riforme strutturali. In particolare, il governo ritiene che il federalismo fiscale faciliterà il risanamento di bilancio, migliorando l’efficienza dei servizi pubblici».
Tutto questo non significa che la situazione sia facile. La crisi globale ha «esacerbato le debolezze strutturali del Paese, e causato la peggiore recessione dal Dopoguera». Il Fmi aggiunge che «una modesta ripresa è in corso, ma il livello elevato del debito pubblico potrebbe esporre l’Italia alla volatilità dei mercati».

Allo stesso tempo, i bilanci delle imprese e delle famiglie sono «solidi», il sistema finanziario è forte, e non ci sono bolle immobiliari. Questo è di conforto per i mercati, e i titoli del debito pubblico italiano «sono stati solo marginalmente influenzati dalle recenti turbolenze in Europa».

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