Fabrizio de Feo
da Roma
Lincredibile, surreale vicenda del dvd «Uccidete la democrazia» si conclude con liscrizione dei due autori, Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, nel registro degli indagati per «diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare lordine pubblico». Una decisione prevedibile, destinata ad accendere i riflettori su un certo impazzimento mediatico-politico che nelle ultime settimane sembrava aver colpito molti parlamentari dellUnione e, cosa ancor più grave, alcuni grandi quotidiani. Sì, perché come confermato dalla procura di Roma, la tesi lanciata dal giornalista - brogli informatici realizzati dal Viminale per trasformare un gran numero di schede bianche in voti a favore della Cdl - non era neppure ascrivibile sotto la categoria «fantasiosa ipotesi di parte non suffragata da prove» ma più semplicemente nella categoria «tesi impossibile».
Il motivo? Semplicissimo. Il nostro sistema non prevede che il ministero dellInterno possa intervenire sulle schede. È compito, infatti, dei magistrati delle Corti dappello e della Cassazione la raccolta, il conteggio e la proclamazione dei dati delle elezioni. E il tutto avviene solo attraverso materiale cartaceo, non attraverso sistemi informatici. Una circostanza limpida e ben nota a chiunque abbia rudimenti minimi sul funzionamento del nostro sistema e comunque facilmente verificabile. Eppure, nonostante la manifesta infondatezza di un lavoro a metà tra la fiction e il documentario di denuncia - che ha ottenuto ottimi risultati di vendita nei primi giorni di pubblicazione e solleticato il «complottismo» diffuso in un certo elettorato di sinistra - il dibattito è proseguito per settimane, in un crescendo da teatro dellassurdo. Il tutto mentre alcune voci, come quella dellazzurro Gregorio Fontana, cercavano faticosamente di far notare il pasticcio che si stava consumando a mezzo stampa e il clamoroso abbaglio preso da molti, in buona o cattiva fede.
Lo stesso svolgimento della giornata giudiziaria segue quel filo surreale su cui tutta la vicenda della denuncia-boomerang del giornalista sembra poggiare. Deaglio e Cremagnani, infatti, entrano nellufficio dei pm Salvatore Vitello e Francesca Loy per essere sentiti come testimoni nellambito dellinchiesta sui presunti brogli elettorali in occasione delle ultime elezioni politiche. Nel corso dellinterrogatorio, però, i due cambiano veste. I pm, infatti, prima gli fanno presente che nessuna frode informatica è possibile visto che la convalida dei voti avviene da parte della Cassazione attraverso luso di materiale cartaceo. Poi gli comunicano che, da quel momento, diventa obbligatoria la loro iscrizione nel registro degli indagati. Linterrogatorio viene sospeso e i due vengono invitati a ricomparire accompagnati da un difensore per rispondere di un capo daccusa che può costargli fino a tre mesi di carcere
«Mi sembra unaccusa da anni 60. I Pm non si sono soffermati sul meccanismo procedurale da noi descritto nel dvd», spiega Enrico Deaglio. «Preoccupato? Non molto, il mio legale mi ha detto che sono indagato per un reato che è oblabile con 150 euro. Ho cercato di ripetere che il mio film non si occupa della pronuncia della Cassazione ma della notte dei misteri - continua il direttore del Diario -. Mi è stato detto però che quanto io riporto non ha senso perché è la Suprema corte che proclama il vincitore». Il suo film verrà sequestrato?, chiedono i cronisti. «No, non verrà sequestrato», risponde Deaglio. Il giornalista non ammette lerrore. Piuttosto preferisce leggere nellatteggiamento dei magistrati il desiderio di «porre limiti al giornalismo dinchiesta». Di certo cè che, per giorni, un nutrito drappello di politici è corso dietro a una non notizia.
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