«Ma i magistrati rivelano più degli sceneggiatori»

da Milano

«È possibile, anzi è probabile che le fiction televisive aiutino i criminali. Insegnano a chiunque le tecniche investigative scientifiche utilizzate dalla polizia e fanno vedere come eliminare le tracce di un delitto, ma non è colpa della tv se i delinquenti colpiscono sempre meglio». Parola di Carmelo Lavorino, criminologo investigativo ed esperto in scena del crimine.
Se un assassino volesse documentarsi su come depistare le indagini avrebbe altri modi. Perché secondo lei viene accusata la televisione?
«Perché spettacolarizza un fatto. È vero, ci sono libri specializzati che raccontano tutto nei minimi dettagli, ci sono centinaia di migliaia di siti internet, ma a livello divulgativo la potenza dell’immagine è maggiore. Comunque inutile prendersela con le fiction se poi sono gli addetti ai lavori a parlare delle tecniche investigative».
A chi si riferisce?
«A magistrati e investigatori che non appena finiscono delle indagini convocano conferenze stampa nelle quali spiegano ogni dettaglio dell’operazione, raccontano come hanno fatto ad arrestare il criminale, quali sono le tracce che li hanno aiutati e quali le mosse false commesse dal colpevole. Tutto questo aiuta chi commette reati».
Negli Usa si parla della possibilità di modificare le sceneggiature per non agevolare i criminali. Lei che ne pensa?
«Penso che sia sbagliato. In questo modo si toglie alla gente il crimine reale, che poi è il segreto del successo di quelle trasmissioni.

Non bisogna rendere più irreali alcune scene per fermare il crimine oppure per evitare che i banditi diventino più preparati. Altrimenti anche Edgar Allan Poe e Arthur Conan Doyle avrebbero dovuto mistificare la realtà».

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