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I marinai della Buccaneer liberi dopo quattro mesi I pirati: "Riscatto pagato"

I marinai del Buccaneer sono liberi e stanno viaggiando verso Gibuti da dove potranno tornare in Italia. I pirati rivelano: "Pagati 4 milioni di dollari di riscatto"

I marinai della Buccaneer 
liberi dopo quattro mesi 
I pirati: "Riscatto pagato"

nairobi - L’incubo, durato quattro mesi, è finito: i marinai del Buccaneer, tra i quali dieci italiani, sono liberi e stanno bene. E stanno già viaggiando verso Gibuti da dove, tra un paio di giorni, potranno tornare in Italia ed essere a casa già per Ferragosto. La liberazione, ha annunciato il ministro degli esteri Franco Frattini, è avvenuta ieri sera dopo che "i pirati si sono ritirati". Ma i pirati rivelano: "Sono stati pagati 4 milioni di dollari di riscatto".

La liberazione degli ostaggi Secondo la Farnesina non ci sarebbe stato nessun blitz o pagamento di riscatto per la liberazione del rimorchiatore italiano, sequestrato dai pirati somali nel Golfo di Aden l’11 aprile scorso con 16 persone di equipaggio a bordo (oltre ai dieci italiani anche cinque marinai romeni ed un croato), ma un lungo lavoro di contatti e una collaborazione delle autorità somale e della regione del Puntland, ha spiegato Frattini sottolineando che il governo somalo ha esercitato una "forte pressione" per portare al ritiro i pirati. Ma questi smentiscono: "Abbiamo preso un riscatto di quattro milioni e abbiamo liberato il rimorchiatore italiano che è già partito". Andrew Mwangura, coordinatore del gruppo marittimo regionale East African Seafarers' Assistance Programme ha, invece, parlato di un riscatto di cinque milioni: "Ieri sera stavano contando i soldi".

L'intervento delle forze speciali I dieci marinai italiani, ormai allo stremo dopo quattro mesi di dura prigionia con casi di dissenteria e altre malattie, pochi e sporadici contatti con i familiari e sempre sotto la minaccia delle armi, stanno comunque "bene", ha assicurato Frattini spiegando che "sono liberi di ripartire verso l’Italia". "Le forze speciali della marina militare a bordo della nave San Giorgio ci hanno detto che si sono avvicinate al Buccaneer" e hanno riferito che i marinai "stanno bene", ha aggiunto Frattini auspicando che "per Ferragosto siano tutti con le loro famiglie". Non c’è stato blitz e non è stato pagato alcun riscatto, ha intanto confermato anche Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, l’azienda ravennate proprietaria del rimorchiatore, spiegando che "gli uomini stanno tutti bene e stanno navigando verso Gibuti, scortati da navi militari". Una volta "arrivati lì valuteranno la situazione", secondo l’umore psicologico, se proseguire in nave o se rientrare "in altro modo in Italia".

La gioia delle famiglie Nelle città di origine dei marinai, diversi dei quali campani, è esplosa intanto la gioia e mentre si preparano feste per accoglierli al loro rientro ad Ercolano, uno dei centri di provenienza, la notizia della liberazione è stata accolta con fuochi di artificio. Frattini che ha espresso il "più vivo compiacimento" per la soluzione della vicenda ha intanto inviato alle famiglie dei marittimi - si legge in una nota della Farnesina - "la partecipe vicinanza in questo momento di gioia, dopo mesi di comune attesa e preoccupazione". "Ho avuto comunicazione della liberazione direttamente da una telefonata del primo ministro somalo", ha annunciato ieri sera Frattini spiegando che il governo del paese africano ha esercitato una "forte pressione" per portare al ritiro i pirati che tenevano in ostaggio il mercantile. C'è stata "un’intensa azione diplomatica": "Abbiamo tessuto una rete di contatti con le autorità locali del Puntland, ma anche con il governo somalo". Quella del ritiro dei pirati - ha spiegato ancora Frattini - "era l’unica strada".

La mediazione del governo italiano Da sempre infatti il Governo italiano si era opposto a qualsiasi blitz anche per scongiurare rischi per l’equipaggio. Frattini, ricordando il "lavoro eccellente" dell’intelligence e delle forze speciali coinvolte ha anche espresso un "sentito ringraziamento ai mezzi di informazione italiani per avere rispettato la linea di riserbo richiesta dalla Farnesina che si è ancora una volta rivelata giusta". Il ministero degli Esteri ha mantenuto infatti in questi quattro mesi la linea del riserbo assoluto sull’andamento della trattativa, in contatto costante con le autorità del governo transitorio somalo e con quelle del Puntland, la regione semiautonoma a nord del Paese, nelle cui acque è stato assaltata la motonave italiana. Nessun blitz e nessun riscatto e priorità assoluta all’incolumità dell’equipaggio è sempre stata la base della trattativa, come ribadito più volte anche da Margherita Boniver, inviata speciale del ministro Franco Frattini per le emergenze umanitarie, che in maggio aveva compiuto una missione in Somalia.

Il nodo pirateria Per il problema della pirateria in Somalia, che dall’inizio dell’anno ha messo sotto scacco una ventina di navi di varie nazionalità di passaggio nel golfo di Aden, sono in campo diverse missioni militari: dalle task force 150 e 151 guidate dagli Usa a quella dell’Unione europea (la missione "Atalante", cui partecipa la fregata Maestrale della Marina militare italiana), alle unità inviate autonomamente da singoli Paesi a difesa degli interessi nazionali.

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