Erano i padroni del quartiere, una minaccia costante per negozianti e residenti. Appartenevano a una banda improvvisata, ma non per questo meno temibile. A due giorni dallomicidio di Giampiero Stramucci, lautomobilista ucciso a un semaforo di Monteverde per unelemosina di 50 centesimi, emergono dettagli preoccupanti legati ai suoi assassini e al gruppo di sbandati di cui facevano parte. In piazzale Enrico Dunant, teatro del tragico episodio, in molti infatti già si aspettavano il peggio. «Erano in cinque - spiega Paola, 49 anni - passavano tutto il giorno seduti sulle panchine dei giardinetti, dando fastidio ai passanti o trascinandosi nei negozi». Chiedevano denaro, ma lo facevano con insistenza e non si accontentavano di qualche moneta. A volte erano loro stessi a indicare la cifra. «Come non notarli? - si chiede un anziano signore - erano aggressivi fino allestremo. Ho due nipotini e spesso ho preferito non portarli a fare una passeggiata per evitare problemi».
Inutile fare appello alle forze dellordine. Nel recente passato ci sono stati episodi di risse, minacce e furti: ogni volta, individuati i colpevoli, questi venivano trattenuti due giorni e subito rimessi in libertà. «Qualche sera fa - racconta Francesco, proprietario di un negozio di bomboniere - la commessa di una profumeria qui vicino aveva appoggiato la sua borsetta a terra per abbassare la saracinesca e subito glielhanno rubata». Sono proprio loro, i negozianti, le vittime predilette dei tossici. Tutti i giorni, anche più di una volta, si presentano per battere cassa. «Vogliono soprattutto siringhe - commenta Rossana della farmacia Monteverde - entrano armati di forbici e di spranghe. Allora di chiusura battono sulle porte e ci aspettano al varco». Molti esercenti hanno così adottato misure drastiche, chiudendosi a chiave e selezionando i clienti allingresso.
E la situazione, già pesante durante il giorno, si aggrava notevolmente di notte, quando lalcol e le droghe hanno già fatto ampiamente effetto. Ogni angolo buio diventa un pericolo per chi non trova parcheggio sotto casa, mentre diversi portoni si trasformano in bagni a cielo aperto. «Comandano loro - grida David, 83 anni, che abita al civico 50 - si ubriacano e fanno i loro bisogni davanti casa mia. Più volte durante la settimana devo disinfettare tutto con la varechina. La prossima volta esco fuori con laccetta».
I residenti, inoltre, sono daccordo nellattribuire la responsabilità dellaccaduto allamministrazione comunale, che non provvede a vigilare sulla zona nonostante le numerose lamentele e i precedenti. «Serviva il morto perché ci prendessero sul serio - afferma Alessandro, architetto -.
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