«I miei gialli di confine, figli putativi dell’Urss»

Ci sono pochi luoghi al mondo suggestivi e letali come la Carelia, terra di confine e di sconfino dislocata tra Finlandia ed ex Unione Sovietica. Un posto glaciale dove i locali hanno imparato a sopravvivere ai soprusi e alle deportazioni. In questa zona di nessuno è ambientato L’uomo con la faccia da assassino (Iperborea, pagg. 264, euro 15,50) del finlandese Matti Rönkä. «Con il collasso dell’Unione Sovietica - spiega lo scrittore, nei giorni scorsi in Italia per partecipare al Noir in Festival di Courmayeur - è scomparsa un’intera struttura sociale e molti si sono ritrovati senza lavoro, scoprendo che le loro pensioni non valevano più nulla. Mentre altri, al contrario, si sono arricchiti spaventosamente. Ovviamente tutte le attività criminali sviluppatesi in Carelia sono in qualche modo collegate al confine: contrabbando di merci illegali, utilizzo di documenti falsi anche quando si commercia in beni legali (per poter ottenere tasse inferiori), prostituzione (con un traffico ingente di ragazze mandate in Finlandia), traffico di merci contraffatte. L’immagine che si ha all’estero del mio Paese è spesso legata a pochi luoghi comuni che volevo sfatare. Concordo con Raymond Chandler quando sostiene che di un vero giallo puoi anche non leggere le venti pagine finali che danno una soluzione al caso. In L’uomo con la faccia da assassino la trama è come una corda a cui s’aggrappano tutte le mie piccole storie, e ognuna è un piccolo ritratto della Finlandia contemporanea e svela una piccola parte della sua storia».
Rönkä ha già pubblicato in patria sei romanzi, nei quali le trame sono sempre più rarefatte. E per meglio configurare le proprie storie, ha scelto un originale protagonista seriale, Viktor Kärrpä, al contempo informatore per la polizia, contrabbandiere per la mafia russa e cacciatore di persone smarrite. «Volevo creare - dice Rönkä - un personaggio diverso. Non un detective di mezz’età, né un normale investigatore privato oppure una tipica squadra di poliziotti e poliziotte alla maniera scandinava. Quando ho creato Kärrpä (il cognome rimanda a un animaletto minuscolo, furbo e imprevedibile come l’ermellino) era particolarmente acceso il dibattito politico sull’immigrazione dall’ex Unione Sovietica.

Così ho capito di avere del buon materiale per creare un protagonista come Viktor. Ho anche voluto che fosse una persona buona d’animo, nonostante tutti intorno a lui lo temano perché pensano che abbia una faccia da assassino».

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