Cronaca locale

I mille usi del bastone, segno di potere o di eleganza

Il segno del comando. Per Gabriele d’Annunzio doveva essere in legno di malacca, il poeta russo Puskin lo voleva con lame d’acciaio, perché unisse all’utilità la minaccia, Proust ne usava uno con la «testa» d’argento. Fino al primo Novecento il bastone è stato un segno distintivo di potere e di eleganza specie maschile, un simbolo che affondava le sue radici nell’antico passato quando la religione era strettamente intrecciata con la politica e lo scettro era insieme emblema di forza e di identità. A fine ’800 la «laicizzazione» del bastone da passeggio è tuttavia compiuta e il nuovo secolo vede attrici come Sarah Bernard, artiste come Gertrude Stein e scrittrici come Virginia Wolf inserire a loro volta un tocco di vezzosa femminilità nel suo utilizzo.
Da Sandro Pertini al giornalista economico Oscar Giannino, da Valentina Cortese a Indro Montanelli fino a Giuliano Ferrara, il mondo dei nostri giorni ha visto il bastone da passeggio o da appoggio adattarsi a tutte le corporature, a tutte le andature, a tutte le stature. Il Museo di Storia contemporanea di via Sant’Andrea 6, completamente rinnovato e diretto da Roberto Guerri, ha inaugurato ieri sera la mostra «Bastoni. Materia arte potere» che rimarrà aperta fino al 3 giugno a cura di Paolo Traballesi, Alberto Zegna e Aldo Gerardi, tre amici con la passione del collezionismo. A presentare l’esposizione oltre al direttore del museo, i curatori e l’architetto Stefano Amidei, l’assore alla Cultura Vittorio Sgarbi che già a Siena aveva visto una parte della collezione che è lievitata per la mostra milanese fino a raggiungere più di 500 esemplari che abbracciano un arco di tempo che va da XVI al XX secolo. Ce ne sono da passeggio e di comando, massonici e popolari, da maestro e religiosi ma anche erotici (con tanto di kamasutra) ed etnici, realizzati con materiali preziosi come la malacca, l’avorio, finemente intarsiati, con soggetti marini, impugnature esotiche o a orologio; non manca un esemplare con il Leone di San Marco. Ve ne sono anche di armati che nascondevano una spada, una pistola, un pugnale, ma in epoca vittoriana erano perlopiù destinati agli amanti del fumo come quello di Benjamin Disraeli e William Gladwstone, fra loro acerrimi avversari politici ma anche soprattutto il primo, supremi esempi di dandismo. Palazzo Morando Attendolo Bolognini ospita una mostra che ha avuto solo una concorrente a Parigi nel 1980 a cura di Catherine Dike.
«Mancano bastoni egiziani che sarebbero potuti arrivare dal Museo Archeologico di Torino ma che troviamo nella mostra di Nefer a Palazzo Reale», spiega Sgarbi mentre ammira una grande scultura di Grandi, l’autore del Monumento alle Cinque Giornate, nel cortile della sala conferenze. Il museo è chiuso il lunedì, gratuito per i minori di 8 anni e aperto dalle 9.30 alle 17.

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