I ministri dell’Eurogruppo pronti a chiedere una stretta

Fa paura il venerdì nero in cui le Borse europee hanno bruciato 166 miliardi e la moneta unica è scivolata ai minimi sul dollaro. Per questo al tavolo dell’Eurogruppo - che si riunirà domani sera a Bruxelles - la parola d’ordine è una sola: tutti i Paesi dell’Eurozona, nessuno escluso, devono accelerare i tempi sulla stretta dei conti, bruciando le tappe nell’attuazione dei rispettivi piani di risanamento e delle riforme strutturali.
I sedici ministri guidati dal premier lussemburghese, Jean-Claude Juncker, dovranno innanzitutto esaminare gli ulteriori tagli decisi per il 2010 e 2011 da Spagna e Portogallo, i due Paesi considerati più a rischio dopo la Grecia. Poi cominceranno a mettere a punto gli orientamenti che dovranno guidare tutti i singoli Stati nel realizzare le prossime leggi finanziarie. E la richiesta di nuove misure per tutti appare scontata. Con la Germania che - secondo alcune anticipazioni giornalistiche - sarebbe pronta a presentare un «piano straordinario per la riduzione dei deficit» di Eurolandia, che anticipi la riforma del Patto europeo di stabilità e di crescita avanzata dalla Commissione Ue. Riforma che - si spera a partire dal 2011 - prevede un rafforzamento della vigilanza preventiva sui conti dei singoli Stati, soprattutto sui debiti pubblici, e sanzioni più severe e immediate per i Paesi che non rispetteranno gli impegni.
Ma è chiaro a tutti che bisogna agire prima della riscrittura del Patto. Anche alla Bce, che lancia un nuovo monito ai governi: «Bisogna rapidamente prendere delle misure per evitare il più possibile che si verifichino conseguenze nefaste», ha affermato il capo economista Jürgen Stark, per il quale il maxi-piano per evitare il contagio della crisi greca ad altri Paesi dell’euro «serve solo a guadagnare un po’ di tempo, niente di più». Un appello, quello di Stark, in sintonia con le indicazioni del numero uno della Bce, Jean-Claude Trichet, che - sempre secondo alcuni quotidiani - avrebbe caldeggiato una sorta di «stato di polizia» nella zona euro, in cui tutti i Paesi si impegnano a uno sforzo senza precedenti sul fronte della vigilanza sulle proprie finanze pubbliche. Trichet è stato lapidario: «È la peggiore crisi dal Dopoguerra, forse dalla Prima guerra mondiale». Ma ha escluso, in un’intervista, che l’euro sia sotto attacco.
L’incontro di domani dell’Eurogruppo - che sarà seguito martedì mattina da quello a 27 dell’Ecofin - ancora una volta vedrà i 16 ministri di Eurolandia costretti a inseguire i rapidi e imprevedibili sviluppi dei mercati. Per il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, la situazione non è così drammatica: «Ci sono segnali di stabilizzazione», ha assicurato. Al di là dell’Atlantico, Barack Obama ha sottolineato ancora una volta l’importanza di una riforma di Wall Street, che darebbe maggiori poteri ai consumatori e porterebbe «alla luce del giorno» gli investimenti ad alto rischio.

Il presidente ha detto che il testo di legge attualmente in discussione al Senato metterebbe un freno alle «pratiche predatorie» di alcuni prestiti, impedirebbe alle banche di correre rischi eccessivi e riserverebbe maggiori diritti agli azionisti». «In parole povere - ha osservato - la riforma garantirà maggiore sicurezza alla gente comune».

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