I nostri imprenditori e dirigenti si fidano ancora dell'Europa

Un sondaggio mostra che gli uomini d'impresa sono più «europeisti» dei comuni cittadini, e valutano positivamente l'aiuto che la Commissione Ue e la Bce stanno dando al nostro Paese. Solo l'1% ritiene che sia Bruxelles la causa dei nostri problemi.

Nonostante tutto, gli imprenditori italiani continuano ad avere fiducia nell'Europa. Hanno apprezzato gli interventi della Commissione e le indicazioni delle cose da fare contenute nella lettera della Bce all'Italia, firmata da Jean-Claude Trichet e Mario Draghi. Per l'88% dei dirigenti d'azianda italiani quello europeo resta un contributo «importante; allo stesso tempo è chiaro che non sarà l'Europa a toglierci dai guai. Rispetto a un campione di cittadini, che manifesta un maggiore euroscetticismo, diversa e più europeista è la posizione degli imprenditori: per il 77% di questi l'Europa ci sta concretamente aiutando a risolvere i nostri problemi, mentre solo il 22% ritiene che non ci stia dando alcun aiuto. L'anti-europeismo è sostanzialmente inesistente nella nostra classe dirigente: solo l'1% ritiene che sia la stessa Europa la causa dei nostri problemi.
Le risposte emergono da un'indagine condotta tra il 2 e il 9 novembre 2011, dalla società di ricerca CE&Co, per conto della Rappresentanza in Italia della Commissione europea e del Forum Internazionale Economia e Società Aperta, della Bocconi di Milano. Sono stati presentati oggi a Roma in un incontro a cui hano partecipato, fra fli altri, il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, il rettore della Bocconi Guido Tabellini, il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. «La crisi - ha detto la marcegagliarappresenta un'occasione storica per fare le riforme». Mentre il ministro Moavero ha confermato che a breve il governo varerà un pacchetto per favorire la crescita dell'economia.
Nonostante la differenza nel valutare l'attuale aiuto che l'Europa sta dando all'Italia, le posizioni di imprenditori e cittadini comuni tornano a convergere quando si guarda in prospettiva al tema dell'integrazione fiscale, e dunque al possibile percorso di uscita dalla crisi. C'è in genere grande accordo sul fatto che i bilanci di previsione dell'Italia, come degli altri Stati membri, siano sottoposti all'approvazione e al controllo delle Autorità europee (così l'86% di imprenditori e dirigenti e il 72% dei cittadini). Il 54% degli imprenditori e dirigenti è inoltre favorevole all'introduzione degli Eurobond, anche quando questi dovessero comportare una progressiva cessione di sovranità fiscale alle Autorità europee, mentre il 32% è favorevole, ma con gradualità (questa domanda non è stata fatta ai cittadini data la sua complessità tecnica).


Secondo il sondaggio, imprenditori e dirigenti sono, infine, favorevoli alla proposta di una imposta patrimoniale (purchè ben congegnata e inquadrata in una azione riformatrice ampia); sono invece contrari a una riforma pensionistica che elevi a 70 anni l'età del ritiro, come ha proposto la Confindustria.

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