Roma

I nove del «Cantiere Lavoro»? Sospesi e abbandonati

La vicenda risale allo scorso febbraio Solo silenzio da Marrazzo e dall’assessore al Lavoro, Tibaldi

Omar Sherif H. Rida

Venerdì prossimo il direttore regionale al Lavoro, Roberto Crescenzi, ha promesso loro «novità» dopo aver sottoposto la questione al suo assessore di riferimento, Alessandra Tibaldi. Ancora un appuntamento, l’ennesimo di questo lungo periodo di inattività forzata. Ma intanto, i nove ragazzi assegnati all’«Agenzia Lazio lavoro» dopo aver vinto il bando dei «Cantieri Scuola-Lavoro» - finanziati dalla Regione - varato a marzo 2005 sotto la giunta Storace, risultano ancora «sospesi» da quel progetto finalizzato all’occupazione stabile e denominato «Potenziamento dei servizi dell’Ente». Una sospensione, a tempo indeterminato, che risale ormai al 22 febbraio scorso perché, è stato spiegato loro, il Cantiere sarebbe «illegittimo» per presunte «criticità interne» e per una presunta mancanza di competenza della Regione a finanziarli. Ma parallelamente, con una determinazione datata 15 giugno, la Direzione regionale Lavoro ha rifinanziato con 147 mila euro l’ampliamento di un Cantiere Lavoro presso l’Ater, impiegando quindici nuove unità.
Qualcosa non quadra, e ieri pomeriggio tre dei «cantieristi» hanno atteso per ore davanti alla sede della giunta regionale di via Cristoforo Colombo, dove era in corso la riunione dell’esecutivo presieduto da Piero Marrazzo, per sottoporre la questione ai diretti interessati. Appena consolatorio il bottino: l’incontro dei prossimi giorni, scaturito da un’ora di discussione con Crescenzi. Inavvicinabile Marrazzo, al quale i nove avevano già scritto, senza avere risposta, il 14 novembre 2005. E la Tibaldi? L’assessore di Rifondazione comunista ha incrociato i tre ragazzi e alle loro rimostranze ha replicato caustica: «Conosco bene la vostra situazione, l’ho letta sul mio giornale». Cioè su Liberazione, cioè il quotidiano del Prc dove martedì è apparsa una lettera di una delle nove persone in cui si riepiloga la vicenda.
Una vicenda che anche il Giornale ha seguito fin da dicembre, quando i nove vennero sospesi dal servizio dopo mesi di inattività forzata, passati chiusi in una stanza a fare fotocopie e circondati dall’ostilità dei «colleghi» e dei responsabili della formazione, che si erano rifiutati di affiancare i «cantieristi» come da ordine di servizio. Al rientro, a metà gennaio prima dello stop definitivo, viene comunicato ai giovani che secondo un parere legale acquisito dall’Agenzia, l’illegittimità, qualora ci fosse, riguarderebbe tutti e 64 i Cantieri avviati nel 2005, che tuttavia, stranamente continuano regolarmente l’attività. Infine l’ultima «chicca», direttamente da Liberazione: «Scoprimmo poi che non ci venivano versati i contributi Inps, nonostante fossero compresi nel finanziamento regionale». Facile la morale: avevano vinto un concorso, si ritrovano loro malgrado, senza occupazione, prospettive e contributi. L’assessore al Lavoro? Una esponente di Rifondazione comunista, il partito anti-precariato, quello dello slogan «Il lavoro. Quello vero».

Il presidente della Regione? Un ex tele-difensore civico.

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