Ma i numeri dicono che la virata a sinistra non c’è

PARAGONE Rispetto al risultato della Colli nel 2004, Podestà ha preso il 3,9% di preferenze in più

La virata a sinistra di Milano non c’è. Lo dicono i numeri. È decisivo intendersi sul significato della parola «vincere». Se vuol dire solo prendere un voto in più dell’avversario allora Penati a Milano città ha vinto la sfida del ballottaggio. Ma se significa crescere (e al contrario arretrare nei consensi vuol dire perdere) allora tutto cambia, e politicamente Podestà e Pdl possono legittimamente cantar vittoria anche entro i confini del Comune di Milano, dove pure il presidente ha ottenuto 1.754 voti in più del suo sfidante. Almeno stando al confronto col ballottaggio precedente. Certo, dal primo turno Penati ha recuperato moltissimo, o meglio ha tenuto di più i suoi voti, e in un mare di astensionismo le sue percentuali sono cresciute alla grande. Dell’8,7 per cento in totale. Molto anche nei collegi: 8 punti circa nel collegio 2 (Greco), e nell’8 (Affori), 10 punti a Niguarda Bicocca, a Gorla Crescenzago, a Chiesa Rossa e a Certosa. Di 12 a Baggio. Ma nel 2004 aveva sfondato. Ovvio che il risultato complessivo dovrebbe tener conto della scissione della «costola brianzola», che due settimane fa ha eletto il suo primo presidente, Dario Allevi. Il candidato di Pdl e Lega qui ha superato l’avversario del Pd di quasi 93mila voti. Come dire che con i Comuni brianzoli ancora dentro la Provincia di Milano Podestà avrebbe trionfato, non solo vinto. Ma anche limitandoci al voto delle 1.248 sezioni milanesi quel che risulta è un avanzamento complessivo di Pdl e Lega, senza eccezioni, rispetto al risultato ottenuto il 26 e 27 giugno 2004 dall’allora presidente uscente Ombretta Colli, che restò staccata di oltre 8 punti percentuali (8,2) dal suo sfidante, Penati, che nei 19 collegi milanesi raccolse la bellezza del 54,1 per cento, contro il 45,9 per cento della candidata di Forza Italia, An e Lega Nord. Lo spostamento dei voti, dunque, è di un 3,9 per cento netto da sinistra verso destra.
Il confronto con il 2004 in alcuni collegi è abbastanza impietoso per Penati, che pure ha combattuto «come un leone», forte anche di 5 anni di lavoro a Palazzo Isimbardi e di visibilità mediatica, beneficiando di un altissimo astensionismo. L’affluenza ieri si è fermata al 45,2 per cento, mentre 5 anni fa, pur essendo considerata a sua volta bassa, toccò il 50,8, sebbene si votasse nell’ultimissima settimana di giugno. Collegio per collegio, dunque, saltano agli occhi i risultati di Affori Bruzzano, dove Podestà ha toccato il 50,7 per cento, partendo dal 43,4 (+7,3 per cento dal 2004), o quello di Gorla Crescenzago, dove l’ex architetto supera di 6 punti netti la percentuale raccolta dalla allora presidente uscente.
Anche nei collegi che hanno fatto più sperare il Pd, i semicentrali 4 e 5, Penati è andato bene, portando a casa rispettivamente il 50,6 e il 53 per cento, ma 4 anni fa era andato anche meglio, ottenendo rispettivamente il 53,2 e il 54,9 per cento. Come dire che, dopo cinque anni di governo, anche qui il suo consenso, personale o politico che sia, in realtà si è andato lentamente erodendo, a vantaggio di un recupero netto di Pdl e Lega Nord.

Se si considera che due anni dopo quel tonfo la Moratti arrivò al 51,9 alle Comunali, si spiega la serenità con cui a Palazzo Marino anche in queste ore leggono i risultati di una virata a sinistra che a Milano non c’è.

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