«I nuovi assessori? I più votati di ogni provincia»

Chi ha ricevuto più voti nella sua provincia ha maggiori possibilità di entrare in giunta. Un criterio meritocratico di cui si è discusso durante l’ufficio di presidenza del Pdl di mercoledì sera, alla presenza di Silvio Berlusconi. Si parlava del Veneto ma è stato lo stesso leader del Popolo della libertà ad auspicare che il metodo sia adottato nella scelta degli assessori nelle Regioni in cui si è votato. Così i lombardi presenti, a partire dal governatore, hanno subito pensato alla Lombardia.
Roberto Formigoni fa sapere che condivide pienamente lo slogan «in giunta i più votati di ogni provincia», forse anche perché «gli uomini del Presidente» hanno fatto il pieno dei voti. Secondo i primi calcoli, con la Lega a cinque assessorati più la presidenza del consiglio, rimarrebbero undici assessorati per il Pdl, dei quali uno o due toccheranno ad An e nove o dieci a politici di area azzurra. Almeno tre saranno espressi direttamente da Formigoni.
La provincia più rappresentata è Milano, dove la competizione serrata ha fatto impennare le preferenze ed è possibile che crescerà anche il numero degli esponenti della giunta espressi dalla città. Gli assessori milanesi del Pdl uscenti sono cinque: Massimo Buscemi, Stefano Maullu, Romano La Russa, Piergianni Prosperini e Domenico Zambetti. Come sesto il sottosegretario Angelo Gianmario.
Ambienti formigoniani assicurano che intenzione del neo eletto governatore sarebbe quella di rinnovare la squadra di governo della Lombardia. Un altro obiettivo è avere una giunta almeno in parte nuova e con una presenza femminile, al momento inesistente. A rallentare la formazione della squadra, sempre secondo gli uomini vicini a Formigoni, è anche l’incertezza sul coordinatore regionale del Pdl, se cioè le trattative devono essere condotte con Guido Podestà oppure no: è evidente che la scelta delle persone e soprattutto del peso degli incarichi sarebbe diversa.
Il più votato a Milano è Mario Sala, con oltre ventunomila preferenze. In corsa per la conferma Stefano Maullu, spinto da diciassettemila voti e dal coordinatore regionale, Guido Podestà. Buone chance anche per Domenico Zambetti, che ha battuto Romano La Russa e evitato un passaggio di voti all’Udc. Tra le new entry è possibile quella di Alessandro Colucci, che ha ottenuto sedicimila preferenze a Milano, o di Sante Zuffada, forte di dodicimila voti e del sostegno del sottosegretario Mario Mantovani.
La regola (che può essere confermata da eccezioni) sarebbe di destinare ad altri incarichi coloro che sono già stati assessori per tre legislature. I decani della giunta sono il bresciano Franco Nicoli Cristiani (battuto in preferenze nel suo collegio da Mauro Parolini, potrebbe passare all’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente), il capodelegazione Massimo Buscemi (settimo degli eletti a Milano, dove però era un candidato al debutto) e il vicepresidente della Regione, Giovanni Rossoni, che potrebbe avere un ruolo da vicepresidente del consiglio regionale. C’è poi il caso del veterano Giancarlo Abelli, eletto a Pavia, che sta riflettendo sulla possibilità di scegliere se rimanere consigliere regionale o deputato.
Nelle altre province scegliere in base ai voti significherebbe un ruolo di peso per Raffaele Cattaneo, stravotato a Varese, l’ingresso in giunta del mantovano Carlo Maccari delle file di An, un incarico da sottosegretario per Marcello Raimondi, che ha incassato più preferenze di Carlo Saffioti. Incerta la situazione di Monza, dove Massimo Ponzoni, il più votato, è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Dalla Brianza potrebbe arrivare in giunta il geometra di Macherio, Francesco Magnano. Si parla di un ruolo da sottosegretario per il bresciano Alberto Cavalli.


Alcune province, poi, saranno rappresentate dalla Lega. Il vicepresidente leghista, Andrea Gibelli, è di Lodi, Monica Rizzi arriva da Brescia, dove è stato eletto anche Renzo Bossi, e Stefano Galli da Lecco. Governatore e partiti sono al lavoro per comporre il puzzle.

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