I nuovi ornitologi fai da te Aumentano coloro che senza preparazione lanciano proposte e suggerimenti

Ettore Medani

Sulle pagine di quotidiani, riviste o in tv e Internet è facile imbattersi in una folta schiera di parvenu dell'ornitologia che pretendono di essere gli unici interpreti gli eventi correlati alla fenologia degli uccelli. Non solo, sono convinti di essere gli unici depositari di tali conoscenze.
Così ci ritroviamo di fronte a chicche di ingnoranza abissale spacciate per verità. Un esempio. In una «lettera al direttore» apparsa su un quotidiano, è collegata la possibilità (per altro mai adottata dalla Lombardia nonostante sia espressamente prevista dalla legge sulla caccia) di anticipare l'apertura alla migratoria al 1° settembre. In sintesi l'autore afferma che è inconcepibile perché: «in tale data le specie sono ancora in fase riproduttiva» ergo, sparando a questi individui il danno sarebbe raddoppiato. Poi se la prende con il prolungamento della stagione venatoria sino al 30 gennaio per sassello e cesena assurdo in quanto: «In questo periodo le specie sono in fase di accoppiamento, e molte femmine già portano il germe delle uova». In fine, la passera comune dovrebbe essere tutelata vietandone la caccia perché: «unica specie endemica italiana, a livello mondiale, e inserita nella “lista rossa” come uccello in estinzione».
Che dire? Passeri e storni sono specie cacciabili solo in regime di deroga (quando concesso) il cui prelievo è soggetto a severe limitazioni di tempo e quantità. È evidente, pertanto, il tentativo del «sapientone» di confondere le acque con forzature che colpiscono l'immaginario di chi non sa distinguere un passero da un piccione. Tordo sassello e cesena poi, sono specie «nordiche» che si riproducono a latitudini dove la primavera giunge a maggio. Affermare che già a gennaio presentano le caratteristiche dell'entrata in estro, preludio del ciclo riproduttivo, è un'altra «spiritosa invenzione» priva di documentazione scientifica.
Sfortunatamente per noi, oltre a questi personaggi legati ad ambienti ostili alla caccia, dobbiamo fare i conti con un'altra specie di pomposi eruditi che allignano tra le nostre fila e che danneggiano i nostri sforzi di salvare le cacce tradizionali alla migratoria con motivazioni basate sulla scienza e non su sentimentalismi, che non legioni di sfegatati «anti tutto». Disgraziatamente essi hanno un'innata capacità di «rubare la scena» a quanti svolgono il proprio lavoro con serietà, competenza, passione e dedizione e che rifuggono da plateali comparsate.
È un problema di enorme gravità al quale è sempre più difficile far fronte in quanto generato da individui affetti da un'insaziabile fame di «gloria». Ogni giorno spuntano qua e là cercando di far ombra a coloro che un domani possano dare impiccio. Oggi molti di coloro che abbiano dato una scorsa a un paio di testi che trattano di uccelli si autopromuovono «ornitologi» e, tanto maggiore è la loro ignoranza in materia, tanto maggiore sarà il sussiego con il quale sbandiereranno la loro incompetenza ammantandola di un'improbabile aura «scientifica». Ci troviamo nella medesima situazione di chi, dopo aver leggiucchiato un po' di Dante e Manzoni ne estrapola alcune frasi a casaccio, le mischia in maniera casuale, le riversa in un libro e pretende di essere un nuovo «genio letterario».

Ma il campo della letteratura è aperto a tutte le fantasie. Se di questi elementi possiamo ridere, degli altri dobbiamo preoccuparci e agire di conseguenza prima che i danni prodotti raggiungano la soglia dell'irreversibilità.
*Coordinatore nazionaleSky-Way Project

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