Per sfortuna che Silvio cè. È la nuova canzone che piace a una fetta del Paese per spiegare la crisi italiana, europea, mondiale. La colpa è sua, lo ha ribadito ieri Bernardo Bertolucci, che intervenendo telefonicamente alla quarantaseiesima Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, ha denunciato il colpevole: «Leffetto Berlusconi è che l'Italia è un Paese umanamente demotivato, io sono demotivato, lo siamo tutti, perfino la Nazionale di calcio, e penso che proprio per questo abbia perso i mondiali». Non ci avevamo pensato. Strano. A questo punto bisogna riflettere e consultare gli almanacchi. Dunque il Milan è il club più titolato del mondo proprio in coincidenza con la presidenza del Berlusconi medesimo. Procedo: quattro anni orsono la nazionale di Lippi trionfò a Berlino, ma non risulta che lo stesso premier fosse scappato altrove, politicamente impegnato in Paese diverso. La tennista Schiavone ha vinto il torneo di tennis a Parigi sempre sotto la reggenza di Berlusconi, forse distratto al tie break. Sono dettagli angoscianti.
Dove sta la verità? Lippi si è demotivato umanamente? Iaquinta, Cannavaro e gli altri azzurri hanno subito linflusso negativo e si sono lentamente ammosciati per colpa del governo? Il popolo dei tifosi è stato congelato dal Popolo delle libertà? Radio Padania ha battuto Radio Rai?
Bertolucci si allinea alla corrente di pensiero comune, questa Italia ha bisogno di un ricambio, non bastano Prandelli o Balotelli, servono forze fresche sulle fasce, soprattutto sulla sinistra, che fa sempre tendenza. Avevamo bisogno di sapere quale potesse essere il vero colpevole, quale il responsabile di tale disfatta.
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