Con i Pac il rischio è sotto controllo

Per riuscire a partecipare al potenziale recupero della Borsa senza sbagliare il momento in cui si inizia a investire esiste una formula capace di coniugare la linea della prudenza (necessaria per non mettere a repentaglio il proprio capitale) con la volontà di cogliere le migliori occasioni d’acquisto presenti sui listini azionari. Si tratta del «piano di accumulo di capitale» (il cosiddetto «pac»), una formula che permette di investire in modo diluito nel tempo e in maniera costante evitando quindi di scommettere sul listino i propri soldi tutti in un’unica volta. La cadenza dei Pac è, di solito, mensile ma si possono scegliere anche le frequenze trimestrali e semestrali: la rata è a scelta dell’investitore e bastano anche 50 euro al mese. Questa soluzione assicura, inoltre, una grande flessibilità: il pac, infatti, può essere sospeso in qualsiasi momento e ripreso successivamente. Può essere interrotto. Permette in qualsiasi momento di prelevare in parte o tutte le quote sottoscritte. E senza alcuna penalità anche se non si completa il piano di versamenti previsti. Ma la flessibilità non sarebbe gran cosa senza l’altra caratteristica base della formula del pac: quella di permettere al singolo risparmiatore di acquistare azioni in tutte le condizioni di mercato (sia quando le Borse salgono sia quando scendono) mediando i prezzi di acquisto e quindi il rischio complessivo dell’investimento.
Di solito i pac sono offerti dai fondi comuni ma i loro costi (sia quelli bancari che quelli applicati dalle società di gestione in fase di sottoscrizione) risultano più onerosi rispetto a quelli degli Etf (Exchange traded fund), i fondi passivi scambiabili in Borsa come le azioni. Uno strumento base (gli Etf replicano un preciso indice preso come riferimento) ma anche dai costi complessivi molto ridotti: non ci sono commissioni anticipate e le spese annue di gestione oscillano intorno allo 0,5% contro il 2% dei fondi comuni azionari. Il servizio del pac in Etf è offerto per esempio online da Iwbank e Fineco. Per esempio un pac al mese su uno dei 700 Etf disponibili sul circuito online di Fineco, costa 2,95 euro senza nessun importo minimo e senza alcun obbligo (né penalità) di proseguire i versamenti nel tempo. Nel caso di Iwbank i pac e gli investimenti possono essere indirizzati a 2.300 fondi e sicav di 88 case d’investimento italiane e straniere senza nessuna commissione di ingresso.
Quanto ai rendimenti, va detto che anche quelli dei pac sono legati all’andamento dei mercati ma in maniera molto meno diretta di quanto accade per i versamenti effettuati in unica soluzione (il cosiddetto pic). Per esempio chi avesse investito 60mila euro in un Etf azionario euro nel marzo del 2002 e lo avesse riscattato cinque anni dopo (marzo 2007) avrebbe ricavato 66.300 euro mentre con un pac da 1.000 euro al mese il capitale finale accumulato il 31 marzo 2007 sarebbe ammontato a 84.200 euro (+40,1%). Non solo, fotografando questo stesso esempio a soli 12 mesi mesi dall’inizio dell’investimento (nel marzo 2003) mentre il sottoscrittore del pic si sarebbe trovato con 32.280 euro (-46,25%) con il pac avrebbe limitato le perdite al 22,5 per cento. Per coloro che invece già dispongono di un capitale e volessero sfruttare le proprietà dei pac, possono farlo con la formula che combina un Etf monetario (come il Db x-tracker Eonia total return di Deutsche Bank o il Lyxor Etf euro cash Eonia) con un Etf azionario.

Si versa il capitale (per esempio 100 mila euro) nell’Etf monetario e si decide quanto si vuole destinare complessivamente all’Etf azionario (per esempio il 30%) e in quanto tempo (per esempio 30 mesi). A quel punto, ogni mese per 30 mesi, si trasferiranno 1.000 euro (il 30% di 100mila euro diviso per 30 mesi) dall’etf monetario all’Etf azionario.

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