I paladini di Mani pulite nei guai con la giustizia

Loiero, De Luca e Vendola: i candidati del centrosinistra alle Regionali in Calabria, Campania e Puglia guidano l’esercito dei politici che sostengono la legalità a parole mentre sono gravati da condanne, imputazioni e indagini. E Repubblica affida il sermone a un cattedratico pluri indagato

I paladini di Mani pulite nei guai con la giustizia

Roma - Agazio Loiero: rinviato a giudizio dalla procura della Repubblica di Catanzaro. Reato: abuso d’ufficio. Nichi Vendola: indagato dalla procura di Bari. Reato ipotizzato: concussione. Vincenzo de Luca: rinviato a giudizio dalla procura di Salerno. Reati: concorso in associazione a delinquere, truffa, falso.
Nessuno è perfetto. E viva la presunzione d’innocenza. Ma i tre signori sono candidati dal partito delle mani pulite. Sono sostenuti da Pd, Udc, Italia dei Valori. Ossia dai partiti che custodiscono la morale e che vegliano sulla giustizia. E allora la questione si fa un po’ diversa. Diventa serissima, un paradosso. Una questione quasi morale.

Riassumendo: i tre aspiranti governatori di punta dell’ala di centrosinistra-mani pulite in Calabria, Puglia e Campania, hanno guai con la giustizia. Piccoli, grandi, inesistenti, saranno i giudici ad accertarlo. Ma allora cosa sono davvero le mani pulite? I tre partiti vogliono giustizia e, almeno due dei tre (Pd e Italia dei Valori) chiedono le dimissioni di Guido Bertolaso perché indagato dalla procura di Firenze. Ma poi candidano due imputati e un indagato in tre regioni. E allora: o è un gioco di prestigio, per cui c’è qualche mano imbrattata che sparisce come un coniglio candido, o è un gioco pericolosissimo, perché gli elettori (vedi i blogger imbufaliti di Di Pietro) qualche riflessione se la faranno, prima o poi.

Si è detto dei tre aspiranti presidenti di regione inquisiti. Loiero è rinviato a giudizio nell’inchiesta «Why not» (quella avviata dall’ex pm Luigi de Magistris dell’Idv) su presunti illeciti nella gestione di fondi pubblici. De Luca deve rispondere di truffa, falso e concorso in associazione a delinquere per la delocalizzazione della Mcm, ex «Manifatture cotoniere meridionali» di Salerno. A Vendola è stato notificato invece un avviso di garanzia all’interno dell’inchiesta barese sulla sanità.

Ma c’è poi tutto un elenco di deputati, senatori, e addirittura capi di partito della falange di sentinelle e vestali della giustizia, che non hanno né mani né fedina penale incontaminata.
Solo qualche esempio. A cominciare da Antonio Di Pietro. È indagato dalla Corte dei Conti per la gestione economica del partito dell’Italia dei Valori. Ha poi una condanna «deontologica»: è stato sospeso per tre mesi dall’Ordine degli avvocati di Bergamo per essersi costituito parte civile nel processo contro un suo ex cliente.

Americo Porfidia, eletto nell’Italia dei Valori, ora gruppo Misto, è indagato dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli. Antonio Papania, senatore Pd, nel 2002 ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio. Giovanni Lolli, deputato Pd: rinviato a giudizio per favoreggiamento personale nel processo sulla missione Arcobaleno a Bari, un anno fa il gup ha disposto il non luogo a procedere per prescrizione.

Nel Partito Democratico in realtà gli imputati più illustri sono un governatore in carica e un ex governatore. Antonio Bassolino, presidente uscente della Campania, è stato rinviato a giudizio nel luglio di quest’anno per peculato e falso ideologico (vicenda rifiuti), condannato dalla Corte dei conti a risarcire 3 milioni e 200mila euro alla Regione per un call center mal gestito. Da novembre è indagato dalla procura di Napoli per i contratti di bonifica dei siti inquinati.
Renato Soru, ex presidente sardo del Pd, è rinviato a giudizio a Cagliari per abuso d’ufficio e turbativa d’asta per presunte irregolarità nella gara d’appalto per la pubblicità istituzionale della Regione Sardegna. Tra i politici più noti, da ricordare anche la condanna per Francesco Rutelli da parte della Corte dei Conti a risarcire il Comune di Roma con 300 milioni delle vecchie lire per le «consulenze d’oro», quand’era sindaco. Sempre nel Pd, Andrea Rigoni, deputato, è stato condannato a 8 mesi di reclusione in primo grado per un abuso edilizio sul monte di Porto Azzurro, all’isola d’Elba. In appello è scattata la prescrizione del reato.

Passando all’Udc, Salvatore Cuffaro è stato condannato il 23 gennaio 2010 dalla Corte d’Appello di Palermo a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato nel processo «talpe alla Dda». Un altro uddiccino, Giuseppe Naro, deputato, è stato condannato in Cassazione a 6 mesi definitivi di reclusione per abuso d’ufficio nel processo per l’acquisto con denaro pubblico di 462 ingrandimenti fotografici.

Condanna della Corte dei Conti per Renzo Lusetti, deputato Udc, al pagamento di oltre 2 miliardi delle vecchie lire al Comune di Roma per consulenze ingiustificate quando era assessore della giunta Rutelli. Enzo Carra, deputato Udc, è stato condannato in via definitiva a 1 anno e 4 mesi per false dichiarazioni al pubblico ministero a Milano.

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