da Milano
«I patti sono patti e vanno assolutamente rispettati. Semmai si può pensare a soluzioni tecniche come quella di anticipare parti delle quote previste per il 2006, ma solo in presenza di dati reali e consolidati, che si potranno avere non prima di qualche settimana».
Il viceministro alle Attività produttive con delega al Commercio estero, Adolfo Urso, risponde così al cosiddetto «fronte del Nord», vale a dire Germania, Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia. Quella citata da Urso è proprio una delle due soluzioni allo studio in queste ore a Bruxelles. L'altra riguarda il trasferimento ai prodotti più sensibili (maglioni e pantaloni, ma anche t-shirt) di una parte delle quote relative alle categorie meno sotto pressione.
«La grande maggioranza dei paesi europei e con l'Italia, ed è contraria a quei governi che in Europa si sono fatti interpreti degli interessi di pochi grandi distributori, non certo degli interessi dei consumatori, che, semmai, sono a fianco dei lavoratori per tutelare loccupazione europea».
«Ora le imprese - ha aggiunto Urso - hanno bisogno di certezze per programmare il rilancio e la ristrutturazione di un settore vitale delleconomia europea messa in crisi da una concorrenza sleale». Urso è convinto che laccordo Ue-Cina sul tessile «è pienamente efficace, ha ridato fiducia e speranza ai 2.700.000 occupati nel settore, 800mila dei quali in Italia. Se davvero si vogliono tutelare i consumatori - ha detto ancora il viceministro - occorre consentire loro di sapere da dove vengono le merci attraverso l'etichettatura obbligatoria del Paese di origine, il cui regolamento dovrà essere esaminato dal collegio dei commissari Ue all'apertura dei lavori».
E mentre si cerca di attenuare le tensioni sul tessile, proprio ieri lo stesso Urso ha scritto una lettera al commissario Peter Mandelson per chiedere che Bruxelles rispetti gli impegni assunti sulle calzature e imponga misure antidumping provvisorie entro l'autunno. «Solo in Italia - ricorda Urso - sono a rischio 90mila posti di lavoro di cui già 15mila si sono perduti nel corso dell'anno passato».
L'allarme di Urso prende spunto da alcune notizie relative all'intervento sulla Commissione ad opera di un'associazione di distributori europei, che mira a modificare alcuni elementi dell'indagine in corso, rendendo di fatto poco efficaci i dazi.
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