I pediatri bocciano il certificato e il Tar

I pediatri bocciano il certificato e il Tar

I pediatri liguri approvano l’abolizione dei certificati medici e storcono il naso di fronte alla sentenza del Tar che li ha resi nuovamente obbligatori. Gli aderenti alla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e all’Assocciazione Pediatri Extrospedalieri Liguri (APEL) «ritengono che la normativa regionale vigente prima della sentenza del Tar, andasse nell'auspicata direzione di una de-burocratizzazione dei compiti del medico e nella facilitazione dei compiti per le famiglie».
In particolare i peditari erano d’accordo con le decisioni della Regione per quanto riguarda «l'abolizione di alcuni certificati ad uso scolastico, in quanto finalizzata al risparmio di risorse ed all'evitare impegni burocratici alle famiglie impegnate ad ottenere documentazioni prive di significato in una realtà assistenziale ben diversa rispetto a quella di alcuni decenni precedenti».
Anche perché, aggiungono i medici, la Regione Liguria aveva adottato quella che era «una linea guida scaturita da un accordo Stato/Regioni del 9 febbraio 2006 sulla semplificazione delle procedure relative a autorizzazioni e idoneità sanitarie». Ma i pediatri puntano a rassicurare le famiglie dei giovani studenti. In particolare chi teme che la semplificazione poi comunque bocciata dal Tar, potesse in qualche modo creare una diffusione incontrollata di malattie infettive. Un timore che viene definito «privo di alcun fondamento» per pochi ma semplicissimi motivi. Innanzitutto, precisano i medici, «le malattie infettive hanno la loro massima contagiosità nel periodo di incubazione a ridosso della manifestazione dei primi sintomi acuti e la riammissione dopo almeno 6 giorni rendeva il minore precedentemente malato compatibile con la frequenza della comunità». Il bambino malato avrebbe comunque cioè già rischiato di provocare contagio tra i compagni di classe prima di restare a casa. E neppure il certificato medico servirebbe a scoprire maltrattamenti in famiglia. I pediatri infatti ribadiscono che «le assenze per trascuratezza grave sono caratterizzate da brevi e ricorrenti periodi, sempre inferiori alla durata minima prevista per il rilascio del certificato e questo dato è presente nella letteratura riguardante il maltrattamento infantile». Infine «difficilmente un bambino allontanato dal personale insegnante per febbre, rientra il giorno successivo e comunque la certificazione di riammissione veniva presentata solo dopo un'assenza di oltre 5 giorni, indice di avvenuta visita pediatrica per una situazione a prognosi non irrilevante».
L’inutilità del certificato per evitare l’aggravarsi di situazioni di contagio, risulta anche poi dalle statistiche a disposizione dei medici.

Che sottolineano come «anche in periodo di "certificazione", l'andamento delle epidemie in ambito scolastico ha seguito un decorso naturale, ben modificato e modificabile invece da ben altri provvedimenti come la profilassi specifica (le vaccinazioni, oggi se ne raccomandano e se ne eseguiscono il triplo rispetto a 30 anni fa, o l'antibiotico profilassi) e generica (l'igiene personale e collettiva) tutte procedure oggi molto più diffuse e disponibili rispetto ad anni fa».

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